Dal prossimo 27 novembre inizia ufficialmente la nuova stagione sciistica. Molti impianti in Italia hanno già aperto i battenti, anche se si attende l’arrivo del weekend dell’Immacolata per valutare la reale tenuta del settore in occasione della prima stagione in assoluto ai tempi della pandemia. Impossibile poi non tenere d’occhio i bollettini giornalieri del Covid, vista la crescita dei contagi registrata anche nel nostro Paese. Nel momento in cui vi scriviamo tutta l’Italia è in zona bianca, situazione destinata però a cambiare nel corso delle prossime settimane con l’arrivo della zona gialla.

Cosa cambia per gli appassionati di sci con l’eventuale passaggio in zona gialla, arancione o rossa? Per accedere agli impianti sciistici si ha bisogno o meno del green pass? Trovate tutte le risposte continuando a leggere l’articolo.

Apertura impianti sciistici in zona gialla, arancione e rossa

In zona gialla gli impianti sciistici possono restare aperti senza alcuna limitazione rispetto alla zona bianca. Di fatto, dunque, non cambia nulla se si scia in una regione in zona bianca o in zona gialla.

La situazione cambia se invece della zona gialla venisse dichiarata la zona arancione o rossa. In questo caso verrebbero reintrodotte le limitazioni agli spostamenti che già conosciamo bene dall’inizio del 2021 e dal 2020: divieto di spostarsi dal proprio Comune se non per motivi di lavoro, salute e necessità, oltre all’obbligo di essere in possesso di regolare green pass.

Limitazioni ancora più restrittive con l’eventuale proclamazione della zona rossa, sebbene in questo momento un simile scenario appare oggettivamente lontano dalla realtà dei numeri del nostro Paese.

Ipotesi Super Green Pass

Di fronte all’evoluzione negativa della pandemia, i governatori delle Regioni hanno chiesto al governo l’introduzione del Super Green Pass, una certificazione verde che consentirebbe ai soli vaccinati e guariti di muoversi e spostarsi liberamente anche in zona arancione o in zona rossa.

Un modello simile a quello adottata da altri Paesi europei – vedi Germania e Austria – che in queste settimane stanno fronteggiando le conseguenze della quarta ondata.

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