Non è stata una settimana facile per Report, a seguito dell’inchiesta sul Russiagate della Lega di Salvini, ma nella puntata di ieri, oltre a tornare ad analizzare la cosiddetta Bestia che guida la propaganda leghista, il primo servizio si è concentrato, come accade sempre, su un particolare aspetto della vita quotidiana: in questo caso, si tratta del sale con cui siamo soliti condire i cibi che poi finiscono sulle nostre tavole. Ebbene, la questione riguarda la moda della commercializzazione di tipologie particolari di sale, dai colori particolari, il più famoso è il sale rosa dell’Himalaya, che avrebbero effetti addirittura benefici per la salute.

Importante, dunque, questo reportage di cui analizziamo in questo articolo alcuni aspetti.

Le raccomandazioni dell’OMS e la commercializzazione di sale rosa, viola, nero, grigio

Il sale è uno dei condimenti più amati in assoluto, ma è anche vero che ha degli effetti negativi soprattutto se si soffre di pressione alta: l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stabilito che un essere umano non dovrebbe superare la dose di 5 grammi al giorno di questo prodotto, per evitarne gli effetti negativi. Eppure, in commercio, è possibile trovare un grande numero di tipologie di sale, provenienti dalle più disparate parti del mondo, il cui marketing pubblicitario si basa tutto sul fatto che avrebbero degli effetti benefici piuttosto importanti. Il reportage mostra come molti acquirenti abituali del sale rosa, viola, grigio, nero lo scelgono proprio perché ritengono che sia molto meno nocivo di quello comune. L’analisi compiuta in laboratorio mostra invece che si tratta di tipologie di sale esattamente identiche a quello comune e bianco, ed i colori particolari provengono semplicemente da alcune impurità.

Interessante, poi, sottolineare un ulteriore aspetto: il più famoso di questi sali ‘colorati’ è il sale rosa dell’Himalaya – ebbene, questa tipologia non è estratta dalla più famosa ed evocativa catena montuosa del mondo, ma in Pakistan a diverse centinaia di chilometri di distanza.

Dal punto di vista del marketing, è ovviamente preferibile affermare che provenga dall’Himalaya piuttosto che da una sconosciuta regione del Pakistan.

Il dio mercato del sale rosa, viola, nero, grigio

Su alcune etichette di alcune marche di sale ‘colorato’ è possibile leggere che sarebbero ricchissimi di oligoelementi, invitando il consumatore all’acquisto. Una tipologia di sale scuro contiene ad esempio il ferro, ma per fare in modo che l’apporto possa essere favorevole, occorrerebbe consumare circa 50 grammi di prodotto al giorno, dunque 10 volte le quantità raccomandate dall’OMS. Il consumatore chiaramente si fida di quanto ritrova sulle etichette e il problema è una carenza di controlli reali. Interessante, dunque, il contributo del docente di Fisiologia della Nutrizione dell’Università di Bologna, Enzo Spisni, il quale sottolinea come ci sia una precisa volontà nel voler far passare un messaggio molto particolare sul sale colorato, e la motivazione è di carattere economico-commerciale: il sale ha un valore molto basso, se riesco a trovare una strategia di marketing che mi permette di venderlo a un prezzo maggiorato anche di 50-60 volte, l’arricchimento è assicurato.

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