Il decreto Lavoro del governo Meloni dovrebbe portare a molte novità. Si parte dagli stipendi di maggio che saranno più alti e i contratti a termine si potranno rinnovare più a lungo. Anche il reddito di cittadinanza cambierà nome e formula. Il governo proporrà alcune novità contenute nel decreto Lavoro, come riforme strutturali e deroghe ma anche alcuni interventi economici per aiutare le famiglie alle prese con l’inflazione. La prossima riunione del Consiglio dei ministri è prevista per il 1 maggio.

Una data che non è stata scelta a caso, visto che sarà la festa dei lavoratori e il messaggio politico appare chiaro.

Reddito di cittadinanza a rischio la Gal e novità sul taglio del cuneo fiscale

Per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale, si attende un aumento delle buste paga a maggio. In poche parole, con una riduzione di un punto percentuale, si avrebbe un aumento della busta paga tra 10 e 16 euro al mese per i redditi fino a 35 mila euro annui. Aumenti che vanno ad aggiungersi a quelli già in vigore da inizio anno, di tre punti sotto i 25mila euro e di due tra i 25mila e i 35mila. Quindi, dal mese di maggio, chi ha un reddito che non supera 35mila euro, vedrà nella paga una aumento di massimo 16 euro mensili.
C’è ancora più attesa per il reddito di cittadinanza, che non solo sarà riformato ma anche sdoppiato con la Garanzia per l’inclusione e la Garanzia per l’attivazione lavorativa. Nel primo caso, si tratterà di una misura per i non occupabili, ossia per i nuclei che hanno in famiglia un over 60, un minore o un didsabile. La seconda misura è dedicata a chi può lavorare. Nel primo caso si potranno ottenere fino a 500 euro con una durata massima di 18 mesi al mese prorogabili. Nel secondo 350 euro al mese per 12 mesi non prorogabili.

Ci sarà però un paletto in più. Quello del reddito Isee che non dovrà superare 7,200 euro. Onde per cui molte famiglie che prima percepivano il reddito, ora non potranno più beneficiarne.

Le novità dal 1 maggio

Per avere più certezze bisogna attendere il 1 maggio, ma la riforma del Reddito di Cittadinanza sembra davvero a un passo. L’ultima bozza di riforma non è chiusa e si potrebbe spingere ancora, o meglio stringere, sulle norme relative al Gal, Garanzia per l’attivazione lavorativa. Cioè la prestazione da 350 euro al mese per chi può lavorare. L’obiettivo del governo è quello di annunciare a giorni un nuovo taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni fino a 35mila euro lordi. Ma anche rendere più facile per le imprese l’assunzione a tempo determinato e la sostituzione totale del Reddito di cittadinanza con una sussidio per le famiglie povere.
L’ultima bozza relativa alla Gal, infatti, prevede un sussidio di 350 euro per 12 mesi a chi può lavorare. La Gal, però, non soddisfa Palazzo Chigi, che vuole ancora puntare a non dare nessun sussidio a chi è chi è occupabile. La premier Meloni e il sottosegretario alla presidenza, Giovanbattista Fazzolari vogliono evitare di dare la Gal a persone che “stanno sul divano” invece di lavorare pur potendolo fare.

Per questo potrebbe ancora saltare, anche considerando che i potenziali richidenti, circa 426mila nel 2024, spesso lavorano ma in nero. Quindi hanno accumulato illecitamente il Reddito di cittadinanza. Quindi, se saltasse la Gal, salterebbe anche la Pal, la prestazione temporanea da settembre a dicembre 2023 per gli occupabili che attendono la Gal dal 2024.
In sostanza resterebbe solo la Gil, il sussidio per le persone che hanno all’interno della famiglia anziani, minori o disabili. Se saltasse la Gal, in più, si risparmierebbe fino a quasi 2,2 miliardi nel 2024. La discussione, quindi, sembra ancora aperta.