Arriva una nuova stretta per il reddito di cittadinanza con la Legge di Bilancio. Per i percettori del sostegno voluto fortemente dal M5S, si prospettano tempi duri se non si rispettano più certe caratteristiche. La manovra, infatti, ha già ridotto a 8 mesi la durata del sussidio dal 2023 per gli occupabili ma in seguito si è deciso di procedere con un’ulteriore riduzione portandola a 7 mensilità. Gli ultimi emendamenti della maggioranza, inoltre, hanno cancellato l’offerta congrua. Quindi dal 2023 non sarà più possibile rifiutare un’offerta di lavoro se non si vuole evitare la cancellazione del sostegno.

E non finisce qui. Vediamo di seguito tutte le novità emerse nelle ultime ore.

Reddito di cittadinanza, nuova stretta dal 2023: via offerta lavoro congrua e obbligo per gli under 30 di aver completato ciclo scolastico

Un’altra novità è rappresentata dall’erogazione del reddito per i ragazzi tra i 18 e 29 anni. Questa sarà appunto condizionata al completamento del percorso della scuola dell’obbligo. I giovani per poter ricevere il reddito di cittadinanza, dovranno quindi frequentare dei percorsi formativi. Secondo il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, in questo modo si vuole evitare l’abbandono scolastico, un fenomeno che in Italia è sempre attuale. Nel nostro paese ci sono 140mila giovani sotto i 30 anni che percepiscono il reddito di cittadinanza e che hanno solo la licenza di scuola elementare o media. Altri non hanno neppure completato l’obbligo scolastico. Quindi, dal 1 gennaio, chi ha meno di 30 anni e vuole chiedere il Rdc dovrà dovrà svolgere un percorso di formazione.

Per quanto riguarda la congruità dell’offerta di lavoro, fino ad oggi si considerava congrua un’offerta entro 80 chilometri di distanza dal domicilio e raggiungibile in 100 minuti con i mezzi di trasporto pubblico. Venivano anche considerate le esperienze pregresse del lavoratore. Con le novità previste dal 2023, quindi, basterà anche rifiutare un’offerta di lavoro dove la sede è anche più lontana dei noti 80 chilometri per perdere il diritto al sussidio.

Lo scopo è sempre lo stesso: evitare che il sostegno vada ai cosiddetti furbetti.

Quota affitto al locatore

Un’altra novità, che sembra aggiungere ancora paletti al reddito di cittadinanza dal prossimo anno, riguarda un emendamento presentato dalla maggioranza e approvato in commissione Bilancio, che anticipa che la quota del sostegno prevista per l’alloggio in affitto, sarà erogata direttamente al locatore dell’immobile.

Dunque chi beneficia del sostegno dovrà per forza di cose comunicare i dati del locatore all’Inps. In base a nuove modalità che saranno definite con un decreto del ministro del Lavoro. Va infatti ricordato che il reddito di cittadinanza è diviso in due parti, il reddito familiare e la quota B, legata a chi paga l’affitto, e quindi destinata a pagare la casa in cui si vive.