Nel 2023 sono tre i modi per andare in pensione in anticipo. Si tratta di misure ponte pensate dal governo Meloni e che, stando alle stime, riguarderanno circa 64mila persone.

La via d’uscita che avrà sicuramente maggiore attrattività è sicuramente la Quota 103, si parla infatti di una platea di aspiranti che potrebbe essere superiore alle 41mila persone. Importante anche la proroga dell’Ape sociale, con i requisiti attuali, che potrebbe riguardare circa 20mila persone.

Infine, l’Opzione Donna ‘ristretta’ dovrebbe attestarsi intorno ai 3mila prepensionamenti.

Sembra inoltre che il governo Meloni stia pensando all’apertura di una proroga secca della modalità attuale, permettendo uscite a 58 e 59 anni (lavoratrici autonome) con 35 anni di versamenti.

Ma come andare in pensione in anticipo nel 2023?

Andare in pensione in anticipo nel 2023: ecco la Quota 103

Come abbiamo visto, la Quota 103 rappresenta la via d’uscita per andare in pensione in anticipo che probabilmente avrà la platea maggiore. Lo schema è estremamente semplice: l’opzione potrà essere utilizzata a partire dal 1° gennaio e fino al 31 dicembre 2023 da parte di chi ha maturato 41 anni di versamenti e 62 anni di età. Prima che si raggiunga la soglia di vecchiaia, il trattamento pensionistico tramite Quota 103 non potrà essere cumulato con altri redditi di lavoro, se non autonomo ‘occasionale’ ed entro i 5mila euro.

L’importo complessivo dell’assegno non potrà superare un livello pari a cinque volte il minimo previsto dall’Inps. Esiste poi il cosiddetto ‘bonus Maroni’ che permette a chi possiede i requisiti per la Quota 103 di rinviare l’uscita e di vedere corrisposto nello stipendio la quota di contributi a carico del lavoratore dipendente (si tratta del 9,19%).

Opzione Donna e Ape sociale

Per andare in pensione in anticipo nel 2023 c’è anche la proroga dell’Opzione Donna, che però ha visto un restringimento dei requisiti. La modalità resta accessibile a chi ha 60 anni di età, ma soltanto per le lavoratrici che presentano alcune caratteristiche.

1) Prestare assistenza al coniuge o a un parente di primo grado affetto da handicap grave e convivente.
2) Essere invalido civile con quota pari o superiore al 74%.
3) Lavoratrici dipendenti o licenziate da parte di imprese per le quali è stato attivato un tavolo per la gestione della crisi aziendale.
L’Opzione Donna comunque prevede l’abbassamento della soglia d’età a 59 anni per le donne con un figlio e a 58 anni per chi ha due o più figli.

Un’ulteriore via d’uscita prevista è l’Ape sociale che presenta gli attuali requisiti e che può essere richiesta da lavoratori in difficoltà, vale a dire disoccupati da lungo tempo, invalidi civili o ‘caregiver’.

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