Proseguono le proteste per le pensioni in Francia, sono milioni i cittadini che sono scesi nelle piazze di varie città del paese transalpino per dire no alla riforma. Ma una domanda ci sovviene: cosa c’entrano i giovani? Perché stanno protestando anche loro? In realtà la risposta è abbastanza semplice.

Proteste pensioni in Francia, i giovani non ci stanno

“E i francesi che s’incazzano” cantava Paolo Conte, ed è proprio quel che sta accadendo in questi giorni. Non c’è che dire, i francesi non se la fanno mai passare sotto al naso e, anche se la veridicità del post non è stata confermata, lo striscione con su scritto: “Non faremo la fine degli italiani” è eloquente in questo senso.

Quando qualcosa non va, il popolo scende in piazza. Si tratta di un comportamento innato ormai nella cultura transalpina e non possiamo che dar loro ragione nello specifico caso. Insomma, i francesi non vogliono l’innalzamento dell’età pensionabile, e stanno urlando a gran voce il loro no alla decisione del Governo.

Purtroppo, quando fai la rivoluzione, è naturale che qualcuno si faccia male. Come dice il vecchio adagio: “non puoi fare una frittata, senza rompere qualche uovo”. Insomma, conseguenze da mettere in preventivo. Purtroppo, gli scontri con la polizia hanno al momento portato già a 450 feriti e la situazione è così incandescente che Carlo III d’Inghilterra ha perfino deciso di annullare la sua visita in Francia. In sintesi, questa riforma pensioni in Francia non s’ha da fare. Alzare l’età pensionistica da 62 a 64 per i francesi è inaccettabile (e pensare che da noi si lavora fino a 67 anni).

I motivi della riforma e il no dei giovani

Naturalmente, Macron non è un pazzo scatenato che improvvisamente ha deciso di fare un torto ai suoi connazionali. Il Governo francese si è accorto che il sistema pensionistico è messo a dura prova dall’invecchiamento della popolazione, e a questo va aggiunta la bassa fertilità, la quale sta riducendo il numero di lavoratori giovani.

Insomma pochi giovani al lavoro e anziani in sovrannumero, con un tempo di durata eccessivo della vita oltre il lavoro. Il Governo ha quindi bisogno di bilanciare questo scompenso e al momento l’unico modo per farlo è ridurre la durata delle pensioni, aumentando gli anni di lavoro.

È lo stesso identico discorso fatto in Italia con la legge Fornero. Ma cosa c’entrano i giovani? In realtà, le rivolte studentesche sono sempre presenti quando si tratta di combattere per diritti comuni. C’è chi vede poco ragionevole però questo tipo di protesta, in quando la riforma pensioni sarà un problema per i lavoratori (se non dovesse passare si alzeranno i contributi da versare) o per chi è in età pensionabile (che si vedrà slittare il congedo di 2 anni. In caso di mancata riforma, inoltre, potrebbero rimetterci gli stessi pensionati, ai quali sarà necessario abbassare la pensione. In realtà, le proteste sulle pensioni in Francia da parte dei giovani, hanno però una motivazione molto chiara: gli studenti sono lungimiranti. E sanno benissimo che sono proprio loro i lavoratori di domani, ossia quelli che dovranno lavorare due anni in più prima di godersi gli anni di riposo.