A quanto pare, il mondo intero non è rimasto indifferente davanti alle proteste per le pensioni in Francia. E come poteva essere altrimenti? Si tratta di un argomento che riguarda tutti e di riflesso fa pensare alla situazione nel proprio paese di appartenenza. A quanto pare, tutti stanno avendo una certa invidia dei transalpini, ancora una volta pronti a scendere in piazza per far valere i propri diritti.

Proteste pensioni in Francia, cosa ne pensano gli altri?

Mentre molti economisti affermano che la riforma voluta da Macron è inevitabile, i francesi continuano a non voler sentire ragioni e, rispolverando il vecchio motto rivoluzionario Liberté, Égalité, Fraternité, continuano a protestare.

Ma come è percepita negli altri paesi questa protesta? I britannici sono d’accordo. Leggendo tra i titoloni dei quotidiani si evince infatti che gli scozzesi, ad esempio, vorrebbero fare lo stesso contro il governo britannico. Anche gli inglesi seguono l’onda, sul Telegraph infatti scrivono: “Quando si tratta di pensioni, dovremmo essere più simili ai francesi”. E dire che proprio di recente i britannici non se ne sono certo stati con le mani in mano. A febbraio hanno infatti dato vita a una serie di proteste contro il caro vita e i salari bassi interrompendo i trasporti e chiedendo le scuole.

Quella che è stata la più grande protesta nel Regno Unito (così definita dai giornali locali) è però ormai tradizione in Francia, dove i cittadini scendono puntualmente in piazza quando qualcosa a livello politico va storto. Le proteste sulle pensioni francesi sono state di ispirazione anche per i rumeni, i quali di recente sono scesi in strada per protestare contro la corruzione. Anche la Bulgaria sembra particolarmente interessata al fenomeno transalpino, vista la situazione pensionistica simile a quella dei francesi. A tal proposito i bulgari stanno mostrando grande solidarietà verso i francesi.

Cosa fanno gli italiani?

I portoghesi sono più freddi invece verso la lotta iniziata dai francesi.

Anche in Portogallo sono iniziate da diversi mesi le proteste contro il caro vita, ma lo hanno fatto in modo pacifico, e la cosa è stata poco pubblicizzata. A quanto pare l’opinione pubblica considera l’azione francese un atto troppo violento. E cosa fanno gli italiani in tutto questo? Mentre il caro vita ci assale, l’inflazione dilaga e le pensioni continuano a essere un gioco di strategia con nuove quote (100, 102, 103), i nostri connazionali brontolano ma non mordono. C’è chi si chiede perché gli italiani non scendano in piazza. Nel 2011 l’età pensionata è stata portata a 67 anni, e la protesta dei nostri connazionali è durata 4 ore.

Nel caso delle proteste sulle pensioni francesi, gli italiani hanno comunque mostrato solidarietà accalcandosi davanti all’ambasciata transalpina di Roma il 23 marzo scorso. Possiamo chiedere di più? Forse no, visto che difficilmente i movimenti nostrani di protesta hanno ottenuto quel che volevano, sempre schiacciati poi dai poteri forti. Inoltre, gli anni di piombo del terrorismo hanno profondamente segnato il paese e probabilmente la voglia di protestare è passata un po’ a tutti, portandoci a un atteggiamento culturale ormai tramandato di decennio in decennio. Il risultato è che oggi siamo finiti con l’accettare passivamente ogni decisione presa dall’alto.