Buone notizie per gli italiani, popolo dedito a uno specifico alimento particolarmente in voga nel paese. Il prezzo della pasta sta per scendere e la cosa non può che fare felice tutti i consumatori in generale. Intanto, i pastai affermano che gli aumenti della produzione sono in linea con l’inflazione. Mentre il monitoraggio effettuato da Istat, Ismea e sistema camerale ha evidenziato che i primi segni di calo, sempre leggerissimi, sono già evidenti, segno che a breve i costi scenderanno in maniera più consistente.

Una Commissione per vigilare

Il prezzo della pasta era aumentato negli ultimi mesi, e per questo motivo era stata istituita una commissione che vigilasse su tali costi. In perfetta sintonia con il decreto trasparenza. Tale commissione è stata presieduta dal garante per la sorveglianza dei prezzi e dovrà monitorare in tempo reale le dinamiche che determinano il costo del prodotto e i fattori che ne sono compartecipi. Abbiamo già trattato l’argomento, rilevando che in realtà l’andamento del mercato e l’inflazione ci facevano capire che a breve il costo sarebbe sceso. Ma ora arriva finalmente un primo parere ufficiale, il quale ci dice che effettivamente i prezzi tra non molto saranno più bassi.

Del resto, lo stesso Istat aveva rilevato non molto tempo fa costi in aumento che potevano far preoccupare non poco. In particolare, sia a marzo che ad aprile, si erano rispettivamente registrati aumenti del 17,5% e del 16,5%. Ora, come già spiegato in altre occasioni, nonostante le dinamiche che portano alla diminuzione del prezzo siano favorevoli, tale costo è determinato a priori da accordi che i pastai effettuano con i grandi distributori. Insomma, per rivedere i prezzi del mercato è necessario formulare nuovi accordi di distribuzione, e questi sono attuabili solo quando quelli in essere risultano scaduti. Si tratta di un’arma a doppio taglio.

Ora i proditori di pasta stanno guadagnando bene approfittando degli accordi ancora in essere, ma quando i costi della materia prima erano più alti, loro sono stati costretti a vendere i loro prodotti a prezzi bassi, come da accordo precedente.

Maxi task force per indagare

Il Garante non fa sconti, per il monitoraggio dei prezzi della pasta. Vista la possibile speculazione denunciata nelle ultime settimane, ha creato una vera e propria task force. Fans infatti parte della Commissione i rappresentanti Istat, Ismea, del sistema camerale, dei rappresentati dei ministeri competenti per materia, della Guardia di finanza, delle Autorità indipendenti competenti per settore, delle associazioni dei consumatori e degli utenti nominati dal CNCU, delle Regioni e delle Provincie Autonome. Inoltre, durante la prima riunione hanno presieduto anche rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate, delle dogane e dei monopoli, delle associazioni delle imprese agricole, dell’industria molitoria e produttiva, delle cooperative, della distribuzione e del commercio. Anche il Codacons si aggiunge ai controllori e presenta esposto all’Antitrust.

Intanto, i pastai, tramite Unione Italiana Food, rilasciano un comunicato nel quale dichiarano tutte le loro buone intenzioni:

“Vorremmo che si uscisse da questa giornata con il riconoscimento che la pasta è la soluzione non il problema. Lavoriamo tutti nella direzione di tutelare sempre al meglio i consumatori ma, seppur i costi rimanessero quelli attuali, non possiamo dimenticare che l’aggravio di spesa per persona all’anno sarebbe di circa 10 euro, ovvero il 16,5% in più su un prodotto che costa in media circa 1,07 euro al pacco; insomma, ben al di sotto di tanti altri rincari e perfettamente in linea con il costo dell’inflazione”.

Prezzo pasta, presto la discesa

In sintesi, a breve il prezzo della pasta calerà nuovamente. Ormai tutti gli interpreti sembrano d’accordo su questo punto e si attende soltanto che i costi sugli scaffali dei nostri supermercati siano in linea con le esigenze e le necessità degli italiani.

Nello specifico, si sta pensando anche di attivare degli osservatori locali i quali contribuiranno a individuare i settore ad alta tensione inflattiva, dato che il rischio di una ricaduta del settore e quindi di un nuovo aumento dei prezzi è ancora una volta da imputare al problema inflazione.