A sentire l’ultimo intervento di Salvini, sembrerebbe proprio che i problemi relativi al Ponte sullo stretto siano tutta colpa del reddito di cittadinanza. Avete presente la barzelletta in cui un non fumatore dice all’amico fumatore: “Se non avessi fumato negli ultimi 5 anni ora avresti una macchina nuova”. E l’altro risponde: “Bene, e dov’è la tua?”. Verrebbe da rispondere così a Salvini, visto che i rinvii dei progetti del ponte sullo Stretto vanno avanti da ben prima del 2019, anno di introduzione del reddito di cittadinanza.

Ponte sullo stretto di Messina, cosa ha detto Salvini?

Chi è d’accordo con Salvini alzi la mano. Per tutti gli altri c’è un naso che si storce per la solita puzza di politichese. Ma cosa ha detto di preciso durante il suo intervento alla scuola politica del partito?

“Pensate che il Ponte sullo Stretto costa come un anno di Reddito di cittadinanza. Io credo che i soldi sia meglio usarli per qualcosa che resta nel nostro Paese, che crea mobilità, velocità e che crea soprattutto quel risparmio ambientale”.

I numeri potrebbero anche dare ragione al leader della Lega, ma non si può notare una netta strumentalizzazione del problema, il quale andrebbe affrontato in senso più ampio, a partire proprio dalla storicità che lo caratterizza. Insomma, ormai ogni cosa accada nel nostro paese, sembra essere colpa del reddito di cittadinanza. E pensare che il progetto era stato già discusso addirittura all’inizio dell’unità d’Italia. Ma rimaniamo in tempo più recenti per restringere il problema e inserirlo nello scenario politico di oggi. già nel 2008 l’allora primo ministro Berlusconi aveva promesso di riavviarne la costruzione e collegare finalmente le città di Messina e Villa San Giovanni, rispettivamente in Sicilia e in Calabria.

Le nuove promesse del Governo

Oggi la promessa si rinnova con il Governo Meloni.

La premier il 16 marzo approvato un decreto legge per procedere alla realizzazione del progetto. Salvini però batte cassa e dice che i problemi relativi alla mancata realizzazione del progetto sono da imputare al reddito di cittadinanza, il quale ci costa in un anno quanto l’intero lavoro per il ponte sullo stretto. E allora, ecco che torna la fatidica domanda: perché non è stato fatto prima? Nel 2013 il progetto fu nuovamente chiuso per mancanza di fondi dal Governo Monti. Nel 2019 si aprì un contenzioso relativo alla mancata esecuzione del ponte da parte dell’azienda Salini Impregilo contro il governo stesso, chiedendo pesanti sanzioni.

Decenni e decenni di storia che non ha ancora una fine e che la politica non è riuscita a gestire, scaricando come al solito le colpe sui partiti rivali, al fine di coprire eventuali pecche personali o mettendo le mani avanti per l’impossibilità di fare meglio dei predecessori. La barzelletta che abbiamo citato nell’incipit ci sembra calzare a pennello, perfetta nel confutare l’idea di Salvini sul ponte sullo stretto. Peccato sia una barzelletta che non fa più ridere.