I PFAS, acronimo di Perfluoroalkyl substances, che tradotto in italiano significa sostanze perfluoroalchiliche, sono delle molecole organiche presenti in numerosi prodotti che usiamo ogni giorno, tra cui i tessuti impermeabili. Da una parte hanno il pregio di conferire al prodotto caratteristiche quali stabilità termica e repellenza all’acqua, dall’altra però sono difficili da smaltire e riescono a resistere per diversi anni nell’acqua, nell’aria e nel suolo.

Ecco perché diversi studi scientifici hanno confermato come i PFAS siano pericolosi per la salute dell’uomo: infatti favoriscono l’insorgere di malattie quali il metabolismo e la tiroide, oltre al tumore ai testicoli e ai reni.

A fine ottobre, l’azienda di abbigliamento VF Corporation, che include marchi quali Timberland, The North Face e Vans, ha annunciato che rimuoverà i PFAS dai suoi indumenti entro il 2025.

Perché i PFAS sono nocivi per la salute dell’uomo

Obesità, diabete di tipo 2, colite ulcerosa, colesterolo, tumore ai testicoli, cancro ai reni e ipertensione fanno parte della lunga lista di malattie per le quali i PFAS sono finiti nel mirino degli studiosi da diversi anni. Le ricerche hanno evidenziato come siano presenti qualcosa come 9 mila sostanze chimiche all’interno del gruppo denominato Perfluoroalkyl substances.

Negli ultimi anni il portale Greenme ha trattato la questione a più riprese, soprattutto in merito all’inquinamento delle falde acquifere della regione Veneto. Il dato più preoccupante riguardo ai PFAS è il pericolo per la salute dell’uomo a distanza di anni dall’esposizione diretta a queste sostanze.

VF Corporation, un segnale importante

Il segnale lanciato da VF Corporation è molto importante all’interno del settore della moda, anche alla luce della presenza dei PFAS nei tessuti che indossiamo regolarmente durante il giorno. L’augurio è che anche le altre aziende seguano l’esempio del gruppo che possiede i principali brand di abbigliamento outdoor, in modo da contrastare con successo il rischio collegato ai PFAS.

Vedi anche: Che fine fanno gli abiti usati di cui ci sbarazziamo e dal 1 gennaio 2022?