In piena pandemia da Coronavirus, ecco che in Cina riappare l’incubo della peste bubbonica, la malattia che nei secoli passati è stata capace di falciare milioni e milioni di persone.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato di avere attivato tutte le procedure di monitoraggio dopo che il governo cinese ha comunicato la presenza di un certo numero di casi in alcune zone del Paese. Secondo l’OMS la situazione è al momento sotto controllo e non sembra il caso di attivare i protocolli per il rischio elevato.

Secondo alcune informazioni riportate dal tabloid inglese Mirror, sarebbero già diverse decine le persone poste in quarantena.

La peste bubbonica in Cina, la risposta della Russia – preoccupazioni e aggiornamenti

Le informazioni in nostro possesso raccontano come in Mongolia durante questo fine settimana un uomo è risultato infetto dal batterio della peste bubbonica. Nei giorni precedenti, altre due persone erano state infette nella regione di Khov. Sembra che le persone in questione abbiano contratto la peste mangiando carne di marmotta cruda.

Il portavoce dell’OMS, Margaret Harris, ha comunicato come l’ultima persona che ha contratto la malattia si trovi in ospedale e non versi in condizioni particolarmente gravi. L’Organizzazione sta eseguendo tutti i monitoraggi ma si esclude il rischio elevato.

Il tabloid britannico Mirror ha dichiarato come sarebbero circa una trentina le persone che sono state poste in quarantena dalle autorità cinesi. Il Ministro della Salute della Mongolia ha sottolineato come sia sconsigliato cibarsi di carne di marmotta (pratica comunque illegale), in quanto rappresenta un vettore della peste.

Ad intervenire prontamente è stata anche la Russia che ha deciso di adottare una serie di misure per vietare la caccia alla marmotta. Insomma, la situazione – forse proprio perché in piena pandemia da coronavirus – sta suscitando non poche preoccupazioni.

I casi di peste bubbonica nel mondo

Occorre dire che questi casi rilevati di peste bubbonica non sono una novità.

Soltanto nel quinquennio 2010-2015 si sono contati più di 3mila casi e 500 morti.

Nel 2019, sono stati rilevati casi isolati sia in Cina che negli USA, probabilmente come conseguenza di pasti a base di cani della prateria e marmotte.

L’Istituto superiore della Sanità ha ricostruito come l’ultima vera epidemia urbana di peste vi sia stata negli Usa nell’ormai lontano 1924-1925 nella città di Los Angeles. Da quel momento, la malattia si ripresenta con pochi casi all’anno in diversi stati, dal New Mexico al Colorado, passando per l’Arizona, la California, il Nevada e l’Oregon. Nessuno di questi episodi ha mai assunto carattere epidemico grazie all’immediatezza delle cure.

L’ISS precisa che comunque al momento non abbiamo un vaccino contro la peste bubbonica che, quindi, non può essere affrontata in via preventiva. La mortalità, comunque, può essere ridotta grazie all’utilizzazione di antibiotici già a partire dalle prime 24 ore dall’insorgenza dei sintomi.

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