Il futuro delle pensioni resta un rebus. Misure come Opzione Donna, Quota 103 e Ape sociale sono in forse per il prossimo anno. Un’incertezza che incide in maniera pesante su tutti quei lavoratori che da tempo pianificano la propria uscita. Due le uniche cose certe: sì alla pensione a 67 anni (pensione di vecchiaia) e sì alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne). Su tutto il resto, invece, è notte fonda. Quali possibilità reali ci sono per andare in pensione a 58, 62 e 63 anni? Ovvero rispettivamente con Opzione donna, Quota 103 e Ape sociale? Il governo deve dare una risposta, anche in fretta, se vuole che la protesta dei lavoratori non si trasformi in rabbia.

Vediamo quali sono gli scenari.

Opzione donna verso il viale del tramonto

Delle tre, la misura che ha meno possibilità di restare è Opzione donna. Già quest’anno, dopo l’ultima modifica apportata alla legge di Bilancio per il 2023, la platea di donne che possono beneficiare dell’uscita anticipata con Opzione donna si è ridotta a poche centinaia di lavoratrici. Un destino segnato anche dalle recenti dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha apertamente manifestato la sua opinione negativa sulla misura. Ricordiamo che Opzione donna garantisce alle lavoratrici idonee di andare in pensione a 58 anni di età col ricalcolo della pensione interamente mediante il sistema contributivo.

Quota 103 verso la riconferma, Quota 41 può aspettare

Non è un mistero che le forze politiche di maggioranza abbiano messo nel mirino da tempo Quota 41. Lo hanno detto a chiare lettere prima delle elezioni politiche di settembre, salvo poi fare una parziale retromarcia, almeno nelle tempistiche. Se era lecito aspettarsi un provvedimento in tempi brevi, ora il nuovo orizzonte di Quota 41 è la fine della legislatura. Il problema? Mancano i soldi per introdurre quota 41 per tutti. La pensione anticipata che offrirebbe la possibilità di lasciare il lavoro dopo 41 anni indipendentemente dall’età anagrafica.

Semaforo verde per l’Ape sociale

Se da una parte Quota 41 scende, dall’altra Quota 103 risale. Anche in questo caso i contributi obbligatori rimangono 41 anni, mentre il requisito anagrafico resta fissato a 62 anni. Di fatto, rispetto all’attuale pensione anticipata si parla di uno sconto pari a 1 anno e 10 mesi per gli uomini e di appena 10 mesi per le donne. La riconferma dovrebbe valere per tutto il 2024, mentre è ancora presto per sapere cosa accadrà nel 2025. Non è da escludere che Quota 103 possa essere il giusto compromesso anche tra due anni, nell’eventualità il governo non riesca a mantenere la promessa di Quota 41 per questioni economiche.

Pensioni, Opzione donna, Quota 103 e Ape sociale in bilico per il 2024: lo scenario

Se le probabilità di vedere Quota 103 anche nel 2024 sono piuttosto alte, è invece praticamente certo che l’Ape sociale vedrà la riconferma anche per il prossimo anno. Il vantaggio rispetto alle altre misure citate in precedenza è il fatto di rivolgersi a una platea di persone esigua, vale a dire i lavoratori fragili. Rientrano in questa categoria gli invalidi, i disoccupati di lungo periodo e coloro che svolgono lavori gravosi.

Con l’Ape sociale si può andare in pensione all’età di 63 anni con almeno 30 anni di contributi. Il requisito passa a 36 anni di contributi nel caso dei lavoratori gravosi. Insomma, lo scenario non è ancora chiaro, ma se quota 103 va verso la riconferma, è ancora tutto da vedere il destino di Quota 41.