Non dobbiamo temere per le nostre pensioni future, almeno è quanto provano a dirci i politici che cercano in tutti i modi di rassicurarci. A giudicare però dalle proiezioni degli esperti categoria per categoria, i 40enni di oggi non hanno molto da stare allegri. Facciamo il punto della situazione su quello che potrebbe essere tra qualche decennio il sistema pensionistico del nostro paese.

Un quadro a dir poco allarmante

Aveva detto niente paura Pasquale Tridico, Presidente dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, il quale era intervenuto in un programma di La7 per parlare dei giovani e delle loro pensioni future.

A dire il vero, Tridico aveva però precisato che il problema non è il sistema pensionistico in sé, bensì il mondo del lavoro. Per avere una buona pensione tra 20 o 30 anni, bisogna infatti avere un buon lavoro oggi. Quindi, la domanda che Tridico traduceva era: ci saranno dei buoni lavori in futuro? E qui, a quanto pare, lo stesso esperto vacillava. Ma com’è invece la situazione dati alla mano? La Corte dei Conti non si nasconde e afferma che i contributi versati oggi risultano essere tropo esigui.

Ciò si tradurrà inevitabilmente in una pensione davvero scadente, forse anche al di sotto dei valori di dignità. C’è però chi si salva. Andiamo quindi a scoprire conti alla mano qual è la situazione pensionistica per alcuni 40enni che oggi occupano determinate categorie lavorative. Lo studio ha analizzato la carriera e i contributi Inps di 1700 uomini e donne che, al 31 dicembre 2020, avevano 40 anni. Da questo quadro emerge che il 28% dei lavoratori esaminati, quindi poco meno di un terzo del campione, ha una retribuzione annua inferiore ai 20 mila euro. Ne consegue che i versamenti pensionistici sono bassissimi. In sintesi, per queste persone arriverà una pensione davvero misera.

Le categorie prese in esame

Ecco l’elenco delle categorie prese in esame nel campione:

  • lavoratori dipendenti privati;
  • lavoratrici dipendenti private;
  • lavoratori autonomi artigiani;
  • lavoratori autonomi commercianti;
  • lavoratori autonomi coltivatori diretti;
  • lavoratori autonomi parasubordinati;
  • mobilitati/disoccupati;
  • lavoratori del comparto sanitario;
  • lavoratori del comparto Stato;
  • lavoratori del comparto scuola;
  • lavoratori del comparto Forze armate.

L’elenco appena proposto illustra le categorie prese in esame in ordine sparso.

Ma come stanno le cose? Le situazioni più critiche si riscontrano per i lavoratori parasubordinati e autonomi, il più delle volte precari. Anche i coltivatori diretti occupano le parti basse della classifica. Le prime posizioni sono invece occupate dai lavoratori delle Forze Armate e da quelli che operano nel sanitario. Insomma, i bassi salari sono un problema anche per l’INPS, il quale non riesce poi a far fronte a tutto il sistema contributivo.

Pensioni future, c’è poco da stare sereni

Da come abbiamo visto, il quadro è davvero preoccupante. L’analisi ha preso in esame i lavoratori oggi 40enni, ma cosa succede se si allarga il campione a tutti? In questo caso si scopre che è il 40% dei lavoratori italiani ad avere una retribuzione lorda annuale inferiore ai quindicimila euro. Un trend che mette in difficoltà soprattutto le donne e i più giovani. Un altro studio effettuato dagli studenti dell’Università La Sapienza, ci dice che per questi lavoratori di oggi, ci saranno pensioni future vicine alla soglia di povertà. A complicare ulteriormente le cose i cosiddetti buchi previdenziali, ossia periodi di tempo in cui il cittadino è rimasto senza lavoro. Insomma, il periodo che intercorre tra un lavoro e l’altro, quindi scoperto del versamento contributivo.

Riassumendo…

  • Le pensioni future degli attuali 40enni sono un problema di tutto il paese;
  • i lavoratori delle Forze Armate e della Sanità, sono gli unici che si salvano;
  • ma soprattutto gli attuali parasubordinati e autonomi, i quali rischiano pensioni sotto la soglia di povertà.