Quota 103 con almeno 62 anni d’età e 41 anni di contributi e rimodulazioni delle percentuali delle pensioni rispetto all’inflazione. Ecco le principali novità del 2023 in attesa che si apra un confronto con le parti sociali con l’obiettivo di una riforma complessiva del sistema sociale.

In più la stretta su Opzione Donna e l’innalzamento della minima fino a 600 euro ma solo per coloro che hanno più di 75 anni e solo per questo anno. Ecco le principali novità della nuova Legge di Bilancio, la prima del Governo Meloni approvata alla fine del 2022.

Cosa cambia da quest’anno

Una delle principali novità di quest’anno è la Quota 103. Si potrà andare in pensione, come detto, con 62 anni di età (almeno) e 41 anni di contributi con una finestra mobile di tre mesi per chi lavora nel privato e sei mesi per chi lavora nel pubblico.

L’altra novità sono le rivalutazioni delle pensioni (ancora più importanti nel 2023) dato che l’inflazione negli ultimi mesi è alle stelle, non toccava tali massimi, infatti, dagli anni ottanta.

Più nel dettaglio, i redditi da pensioni fino a quattro volte il minimo (2022) avranno una rivalutazione completa del 7,3%.
Per gli over 75 le pensioni minime saranno portate a 600 euro ma soltanto per l’anno in corso. Parliamo di quelle che lo scorso anno arrivavano a 525 euro che saranno portate a tale cifra invece che a 563 euro di quanto sarebbe spettato con la rivalutazione completa.

Opzione donna e non solo

Ci sono novità 2023 anche per le pensioni per le donne lavoratrici. Più esattamente parliamo di Opzione Donna che è una misura che prevede il calcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo. Essa sale a 60 anni con 35 ani (almeno) di contributi ma con la possibilità di uno sconto di 1 anno per almeno 1 figlio e fino a massimo 2 anni. Tale modifica è passata nonostante le numerose polemiche.

I giuristi, infatti, la ritengono discriminatoria perché favorisce soltanto le donne che hanno avuto bambini. Per il professor Azzariti della Sapienza di Roma, si tratta di una distinzione irragionevole. Ha spiegato, infatti, al Fattoquotiano che tale norma potrebbe sollevare una “questione del principio di uguaglianza” che è sancito nell’articolo 3 della Costituzione. Esso stabilisce il principio di uguaglianza di tutti i cittadini senza che vi sia distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.

L’ultima novità del 2023 inerenti alle pensioni è che crescerà i coefficienti di trasformazione del montante contributivo per calcolare la pensione a causa della riduzione della speranza di vita per colpa dei decessi causati dal Covid-19. Tradotto significa che chi andrà in pensione l’anno prossimo avrà un assegno più alto a parità di anni e contributi rispetto a chi è andato in pensione nel 2022. A sessantasette anni il coefficiente è di 5,723 a fronte contro il 5, 575 del 2021-2022. Si tratta quindi di un dato anche più alto del 2018-2019-2020.

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