L’Alta Corte Australiana di Melbourne ha pronunciato di recente una sentenza storica che, se emulata anche all’estero, potrebbe segnare una svolta definitiva nella lotta contro il fumo e il business del tabacco. Dal 1 dicembre 2012 in Australia non sarà più possibile apporre dei marchi sui pacchetti di sigarette: saranno vendute solo anonime scatolette color verde oliva senza brand e con l’immancabili scritte e immagini che ricordano gli effetti dannosi del fumo sulla salute.
La decisione dell’Alta Corte Australiana è stata presa lo scorso 15 agosto in risposta al ricorso che le compagnie produttrici di tabacco avevano avanzato contro la decisione del Governo di eliminare i brand dai pacchetti di sigarette.
Sentenza storica sui pacchetti di sigarette: l’opinione pubblica si spacca
La pronuncia storica ha già fatto il giro del mondo e da più parti, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle Nazioni Unite in primis, sono giunte note di approvazione e consenso. Margharet Chan, direttore generale del WHO, ha sottolineato la nascita di una nuova era in cui la salute come bene primario viene tutelata con il controllo sul commercio di tabacco.
Prevedibile la reazione contrariata dei maggiori produttori di tabacco a livello internazionale. Chris Argent, portavoce australiano di Philippe Morris, ha espresso la sua perplessità riservandosi di leggere per intero le motivazioni della sentenza e di indagare sulla legittimità del pacchetto generico per fondare un eventuale ricorso.
A livello più generale ci si interroga sull’utilità di una tale decisione nella lotta contro il fumo: può l’assenza del marchio influenzare la scelta di un fumatore e indurlo ad abbandonare questo vizio? In molti sostengono che non sia tanto la marca a fare la differenza quanto piuttosto il prezzo delle sigarette. E l’Italia sembra muoversi proprio in questo senso: tra i provvedimenti in fase di studio al Governo si valuta infatti l’ipotesi di aumentare ulteriormente il prezzo del tabacco.