Si torna nuovamente a parlare di olio extravergine d’oliva dopo il nuovo test de IlSalvagente che ha cercato di svelare cosa c’è davvero sugli scaffali dei supermercati. A differenza di altri test, per questo è arrivata anche una richiesta alquanto bizzarra all’Antitrust di una nota associazione a difesa dei consumatori che aveva chiesto di “inibire la pubblicazione” perché avrebbe potuto alterare la concorrenza e il mercato.

I test sui prodotti, però, sono un diritto del giornalismo di inchiesta e lo ha sancito anche il Tribunale di Spoleto lo scorso 10 gennaio.

Anche per i consumatori i test sono importanti per vari motivi. Forniscono, infatti, delle informazioni oggettive e imparziali sui prodotti grazie alle quali si possono fare scelte consapevoli. Inoltre confrontano anche diversi prodotti simili tra di loro cosicché si possono valutare le differenze e le similitudini scegliendo l’articolo più adatto alle proprie esigenze. In più i consumatori grazie ai test possono risparmiare tempo e denaro evitando acquisti sbagliati.

Tornando al test, ecco qual è l’ultima preoccupante scoperta.

Il criterio di valutazione

L’ultimo test de IlSalvagente sull’olio extravergine di oliva è stato condotto qualche mese fa. Tale prodotto è stato acquistato nei supermercati e discount di Roma, esattamente il 6 febbraio, e consegnato in forma anonima al laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli di Roma.

IlSalvagente ha comunicato che per la preparazione dei campioni e per renderli irriconoscibili ai tester ci si è affidati a una società esterna. Nello scegliere la bottiglia d’olio, invece, si è presa quella con la scadenza lontana e distante dalle fonti di calore. Insomma, ci si è messi nei panni dei consumatori. In tutto sono state prelevate dagli scaffali dei supermercati venti bottiglie ovviamente di olio diverso, tutte con scadenze similari per evitare di penalizzare alcuni prodotti.

I parametri

Nel test de il Salvagente sull’olio extravergine di oliva sono stati considerati alcuni parametri.

Prime di tutto l’acidità che per legge deve essere inferiore allo 0,8%. Un prodotto di qualità eccellente, infatti, ha questo valore compreso tra lo 0,1 e lo 0,3% mentre i campioni esaminati hanno riportato un valore che va dallo 0,19 a 0,42%.

Sono stati analizzati anche i perossidi la cui presenza per legge non deve essere superiore a 20 milliequivalenti di ossigeno per chilo di olio. Questo parametro indica il livello di invecchiamento dell’olio e la sua tendenza a invecchiare. Tutti gli oli testati si sono comportati bene come il Frantoio Caparelli (5,7).

Si è poi osservata la spettrofotometria nell’ultravioletto grazie alla quale si stabilisce l’invecchiamento dell’olio. In più offre anche la possibilità di individuare eventuali processi di raffinazione illegale. Anche su questo parametro, tutti i campioni sono risultati conformi ai parametri di legge. Inoltre si sono controllati i polifenoli ovvero le sostanze anti-ossidanti presenti nell’olio. Quelli di contenuto maggiore (quindi buono) sono stati il Bertolli Gentile (342 mg/kg) e il Frantoio La Rocca Eurospin con 336 mg/kg.
Infine, per tutti gli oli, c’è stata la prova d’assaggio.

Olio extravergine d’oliva: ecco l’ultima scoperta de Ilsalvagente

IlSalvagente nel suo ultimo test sull’olio extra vergine di oliva ha sottoposto ad analisi venti lotti di marchi diversi. Essi sono: il Cirio cucina delicata, il Bertolli gentile, il Carrefour extra cucina delicata, il Carapelli Il Frantoio e il Colavita Mediterraneo. E ancora, il Conad classico, il Coop classico, il Costa d’Oro l’Extra, il Dante Terre antiche, il Pietro Coricelli qualità tracciata e il De Cecco classico. In più il Santa Sabina, il San Giorgio, il Sagra Grandulivo, il Primadonna Lidl e il Fra Ulivo Md. Infine, il Monini classico, il Frantoio La Rocca delicato, il Farchioni e l’Esselunga classico.

Dall’analisi si è evinto che tutti e 20 i campioni tranne 1 usava miscele comunitarie. Tutti, poi, riportavano parametri chimici conformi ai limiti di legge. Alla prova del panel test, che è obbligatoria per legge, però, più della metà sono risultati “vergini” (e quindi non extra) di qualità più bassa rispetto a quella indicata.

Non si tratta di un problema per la salute ma per il portafoglio. Il consumatore, infatti, desideroso di acquistare un prodotto veramente extravergine paga di più rispetto per un olio che invece ha delle qualità più basse. E lo arriva a pagare anche il 30% in più.

Riassumendo…..

1. IlSalvagente ha condotto un nuovo test sull’olio extra vergine di oliva;
2. Dal test è emerso che su 20 campioni analizzati in ben 11 bottiglie è stato trovato del semplice olio vergine;
3. Una nota associazione a difesa dei consumatori non voleva che i risultati fossero pubblicati;
4. I parametri presi in considerazione nel test sono stati l’acidità, la presenza dei perossidi, la spettrofotometria, la presenza di polifenoli e la prova d’assaggio.

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