Da quando le elezioni hanno dato il loro risultato e premiato il centrodestra, non solo si attende la creazione del governo Meloni e dei prossimi ministri, ma c’è anche una certa curiosità per capire le mosse della probabile nuova premier su alcuni questioni. In queste ore si respira aria tesa tra Giorgia Meloni e Mario Draghi, rispettivamente premier in pectore e presidente del Consiglio uscente. Alla base delle frizioni tra i due ci sarebbe il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ad accendere la miccia, secondo le indiscrezioni trapelate dalla stampa, sarebbe stata la numero uno di Fratelli d’Italia. I rumor riferiscono di una Meloni preoccupata in merito ai ritardi sul Pnrr, attribuiti al governo uscente. Poco dopo, Draghi avrebbe rispedito le accuse al mittente, affermando che, al contrario di quanto sostiene la candidata premier, tutti gli obiettivi risultano raggiunti.

Nuovo governo Pnrr, la situazione oggi

Per stabilire chi ha ragione tra Giorgia Meloni e Mario Draghi sul Pnrr occorre prima di tutto capire qual è la situazione oggi. Detto che l’Italia dovrà ricevere un importo complessivo di 191,5 miliardi di euro. A patto di rispettare una precisa tabella di impegni programmatici, quest’anno l’Italia ha già ricevuto i soldi della prima rata e a breve – si stima nel mese di novembre – riceverà anche quelli della seconda, per un totale di 45,9 miliardi di euro.

Come ha sottolineato Mario Draghi alla sua squadra di ministri, se l’Italia fosse stata in ritardo non avrebbe ricevuto l’ok di Bruxelles né per la prima né per la seconda rata.

C’è però un’altra questione: dei soldi incassati fino ad oggi dall’Unione europea, l’Italia ne spenderà meno della metà, cioè 20,5 miliardi. Questa almeno è la stima presente all’interno del documento della Nadef, la nota di aggiornamento al Def.

Il paradosso

Ed ecco che si arriva a un paradosso, ovvero che sia Giorgia Meloni sia Mario Draghi hanno ragione. Se è vero infatti che gli obiettivi richiesti dall’Ue per ricevere i fondi del Pnrr sono stati raggiunti, come afferma Draghi, è altrettanto vero che la spesa dei fondi va a rilento, come sostiene la Meloni.

Quest’ultimi ritardi non sono da imputare però al governo Draghi, bensì alla burocrazia tutta italiana. Come evidenzia la Nadef, i motivi del ritardo sono “i tempi di adattamento alle innovative procedure del Pnrr” e “gli effetti dell’impennata dei costi delle opere pubbliche”.

Insomma, il prossimo governo Meloni ha già due difficili sfide davanti a sé: il Pnrr e il caro bollette. La premier in pectore si augura di poter partire da subito con il piede giusto, in modo da ottenere un’ulteriore slancio agli occhi degli italiani.