È caos nel reperimento di materie prime energetiche in tutta Europa. È possibile che i prezzi del carburante presto inizino a diminuire, ma la vera preoccupazione riguarda il diesel. La motivazione è connessa alla scarsità di scorte e alle eventuali carenze nei rifornimenti internazionali, che potrebbero portare a nuovi rincari, sempre più insostenibili. Centrale è ovviamente la guerra in Ucraina, ma un’altra motivazione è connessa alla ripresa delle attività economiche post-lockdown. Il combinato perfetto di queste due dinamiche sta portando alla crisi nelle forniture delle materie prime energetiche.

Materie prime energetiche: la questione del diesel

La ripresa dell’economia globale post-pandemia ha portato all’aumento della domanda di materie prime energetiche. Per quanto riguarda il diesel, la situazione ha delle peculiarità. Le scorte in Europa stanno iniziando a scarseggiare e, in regime di scarsità, i prezzi salgono. Si tratta di una legge economica di base, ma anche di un problema nella strategia energetica europea. I paesi dell’Unione, infatti, dipendono dall’estero per circa il 20% delle importazioni di materie prime energetiche, in particolar modo per quanto riguarda gasolio, diesel e derivati. Il Sole 24 Ore ha calcolato che dei circa 1,4 milioni di barili che importiamo quotidianamente, circa la metà arriva dalla Russia. Per il petrolio greggio la dipendenza è ancora maggiore: Mosca è tra i primi fornitori dei circa 2,5 milioni di barili che vengono importati al giorno. L’Italia, in particolar modo, rappresenta il terzo acquirente al mondo (circa 184mila barili al giorno nel 2021). Al primo posto si trova la Cina e al secondo posto i Paesi Bassi.

Materie prime energetiche: perché il diesel sta costando più della benzina?

Il rincaro dei prezzi delle materie prime energetiche, e in particolar modo del diesel, deriva anche dal fatto che dalla Russia si importavano anche i cosiddetti ‘semilavorati’, ad esempio il gasolio sottovuoto, che servono proprio a produrre il diesel.

Le importazioni dei derivati del petrolio stanno crollando, nonostante l’Europa abbia deciso di non seguire gli USA nell’embargo ai combustibili fossili dalla Russia. Molte società hanno deciso di non acquistare più nulla da Mosca. In Italia parliamo di Saras e Eni, ma anche di molte delle società internazionali più importanti, come Shell, TotalEnergies, Bp, Repsol, Galp e Cepsa.
La crisi della guerra in Ucraina non ha fatto altro che aggravare la situazione. Il diesel infatti non scarseggia soltanto nel nostro continente, ma anche nel resto del mondo e da prima delle ostilità. La corsa agli approvvigionamenti non può che far salire i prezzi. Le scorte sono dunque crollate ovunque. Singapore ed Europa sono ai minimi storici dal lontano 2008, mentre gli USA dal 2005. La sempre più crescente domanda di materie prime energetiche fa salire i prezzi vertiginosamente e l’unica soluzione è un cambiamento nel sistema delle forniture. Ma la strada che dovrebbe portare alla fine della dipendenza da Mosca, in questo momento, sembra essere particolarmente lunga e accidentata.
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