Molte persone a causa della pandemia di coronavirus hanno come dimenticato com’era la loro vita prima dell’inizio di questo incubo. In tanti sembrano avere come un vago ricordo di com’era la quotidianità prima della pandemia, una normalità che ad oggi sembra quasi straordinaria.

Il cervello cerca di adattarsi per mantenere l’equilibrio

Non sono pochi i soggetti che hanno persino dimenticato che cosa facevano prima del coronavirus, come se ci si fosse adattati a questo modo di vivere e al fatto di dover rispettare un coprifuoco e non poter uscire liberamente come un tempo.

La vita prima del covid sembra lontana, non è stata dimenticata, forse solo accantonata per adattarsi ad una nuova realtà che ci accompagna ormai da più di un anno e che ha letteralmente stravolto la quotidianità.

E così c’è chi ha scordato persino alcuni posti che frequentava o come era prendere i mezzi pubblici affollati, un treno, un aereo o uscire dopo cena per andare in un locale. Il tutto vissuto con una pacifica rassegnazione.
A spiegare questo fenomeno ad Huffpost è stata la dott ssa Amalia Bruni, presidente SINdem, società italiana neurologia:

“Più che dimenticare, abbiamo rimosso. Il nostro cervello ha una caratteristica che gli permette di superare qualsiasi tipo di problema: l’adattamento. Si adatta alle nuove situazioni, perché non può farne a meno, altrimenti non sopravvive o sviluppa una serie di disturbi. Stare più chiusi in casa, lavorare solo al pc, pensare che gli amici si possano vedere uno per volta, non darci la mano, non abbracciarci: abbiamo incamerato nuovi comportamenti che sono diventati parte di noi stessi. Ci siamo abituati a vivere in un’altra maniera”

Il cervello, insomma, per mantenersi in equilibrio, si è adattato ad una situazione nuova, ad un modo di vivere che ora fa percepire come normale, ad esempio, indossare la mascherina ad ogni uscita da casa, parlare con persone e non potergli vedere metà viso, portare sempre con sé gel igienizzanti e persino evitare abbracci e contatti ravvicinati.

Ritorno alla normalità

Allo stesso modo è percepito normale non poter uscire dopo le 22, dover restare in casa per la maggior parte del tempo e rinunciare a tutte quelle abitudini di un tempo. Secondo la dottoressa questa capacità di adattamento è vera in particolare nelle persone adulte, meno nei giovani in cui il cervello è ancora in fase di crescita.

Il cervello, insomma, ha bisogno di creare schemi per costruire la normalità e sopravvivere all’impatto della pandemia. Ovviamente, una volta che tutto sarà finito, sarà altrettanto veloce il processo che porterà a riadattarsi a quelle abitudini che ora sembrano solo un lontano ricordo.

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