Immaginate di andare a lavoro e mangiare due fette di mortadella durante la pausa. Un gesto molto semplice, per cui nessuno penserebbe mai di rischiare la sospensione o il licenziamento. Invece è andata proprio così. Se ne sentono di cotte e di crude ormai, dipendenti che vengono sanzionati perché sono rimasti troppo tempo in bagno, altri che non possono fare una pausa per non rischiare ammonizioni o l’ultimo caso riferito ai dipendenti Ryanair. La storia della mortadella Trevalli, però sembra raccontare una realtà tutta nuova.

Il fatto è accaduto nello stabilimento di Correggio, nel Reggiano, dell’azienda socio cooperativa agricola Tre Valli.

Alcuni dipendenti avrebbero fatto una pausa spuntino mangiando delle fette di mortadella recuperata in azienda. Salume, che, a detta dei dipendenti, faceva parte di quelli da scartare e non per la vendita. Le telecamere di sicurezza, però, hanno ripreso la scena e i dipendenti coinvolti hanno ricevuto la lettera di sospensione.

Per delle fette di salumi rischiano il posto di lavoro

Il primo dipendente incriminato, si è rivolto ad un avvocato per una contestazione, ha sottolineato di sapere dell’esistenza delle telecamere ma si è detto convinto di non aver fatto nulla di male come scrive il Corriere della Sera:

“Quello che ho mangiato erano salumi destinati allo scarto. Chiedo di tornare a lavorare, ho famiglia, non posso stare senza stipendio”

In realtà, sembrerebbe che anche altri dipendenti abbiano ricevuto le lettere di contestazione disciplinare per lo stesso problema. Le telecamere nascoste avrebbero ripreso vari addetti al confezionamento di carne e salumi prendere fette di salumi e mangiarle durante la pausa. Ma si parla anche di fatti più gravi. Dei veri e propri ammanchi negli armadietti, che hanno determinato accertamenti disciplinari. Addirittura un dipendente era stato visto mentre si infilava un intero prosciutto in borsa. I protagonisti della vicenda, però, si dicono convinti che quelle che hanno mangiato erano fette di scarto e non destinate alla vendita, e che i distributori non bastano per 80 dipendenti.

La fame, insomma, li ha portati a prendere delle fette di salame in buona fede, sapendo anche delle telecamere.

Cosa rischiano i lavoratori coinvolti nel caso mortadella Trevalli

Ora i dipendenti temono il licenziamento e qualcuno si è anche rivolto ad un avvocato per impugnare le lettere e chiedere la riammissione. L’azienda, dal canto suo, ha fatto sapere che la mortadella incriminata non era scarto ma destinata alla commercializzazione e cita anche intere confezioni di prodotti mangiati. Motivo per cui ha dato il via ad una serie di accertamenti che saranno chiariti nelle sedi opportune. La questione rimane spinosa, difficile dire da che parte stare, anche se si conferma assurdo rischiare il lavoro per uno spuntino con l’affettato.