Giorgia Meloni sogna il liceo del “made in Italy” e spinge per una riforma del sistema dell’istruzione che possa permettere ai giovani di diplomarsi all’età di 17/18 anni. Il programma di Fratelli d’Italia e del centrodestra unito, in realtà, non presenta proposte approfondite per il mondo della scuola, ma soltanto indicazioni di massima.

L’idea di una riduzione del percorso di studio scolastico da 13 a 12 anni potrebbe sicuramente piacere a molti giovani, ma le critiche sono innumerevoli e richiama il vecchio dibattito sul “senso” della scuola: deve formare il lavoratore del futuro o il cittadino? Le conoscenze sono funzionali alla professionalizzazione o alla formazione dello spirito critico?

La proposta di riduzione del percorso scolastico e i precedenti nella storia italiana

Nel programma di Fratelli d’Italia, la proposta più importante sul mondo della scuola e dell’istruzione è quella che riguarda la riduzione del percorso di studio scolastico.

Questa soluzione permetterebbe ai giovani di “accedere prima al percorso universitario o al mondo della formazione professionale e del lavoro”.

La proposta del cosiddetto “liceo breve” non è nuova nel panorama italiano. Il primo a parlarne fu Luigi Berlinguer, ministro dell’istruzione dal 1996 al 2000, quando al governo c’era il centrosinistra guidato da Romano Prodi e Massimo D’Alema. Il primo decreto ministeriale che ha iniziato la sperimentazione in 100 scuole d’Italia occorre attendere il 2017 e la ministra Valeria Fedeli. Anche Patrizio Bianchi, l’ultimo ministro dell’istruzione, ha provato a estendere la sperimentazione a 1000 scuole, ma la sua proposta è stata perentoriamente bocciata dal Consiglio superiore della pubblica istruzione. L’idea non è nuova e a quanto pare affascina entrambi gli schieramenti.

Come funzionerà la riduzione del percorso scolastico

Secondo quanto previsto, la riduzione del percorso scolastico avverrà nelle scuole secondarie di secondo grado. Non ci saranno più i canonici cinque anni, bensì quattro, ma secondo i promotori della misura questa riduzione non inficerà la qualità degli apprendimenti.

Le ore annuali crescerebbero fino a un massimo di 1050 ore, in modo tale da garantire una preparazione all’altezza.

Importanti incentivi riceveranno quelle scuole che sperimenteranno paini di studio alternativi, che pongano al centro le nuove tecnologia, attività laboratoriali e, in generale, un modo di lavoro meno legato agli obblighi curricolari.

Cos’è il liceo del made in Italy?

Concludiamo con la seconda proposta di Giorgia Meloni, il “liceo del made in Italy”. Non si tratta, probabilmente, di un’idea strutturata, perché le indicazioni date sono poche e di difficile interpretazione. In un intervento del 31 agosto a Termoli, ha dichiarato di volere in Italia “un liceo del made in Italy che formi i giovani per dare continuità ad una serie di settori della nostra economia che rischiano di essere totalmente perduti”. Il problema sarebbe nel fatto che l’Italia sta svendendo i grandi marchi del “made in Italy” per cui sarebbe necessario difendere questo macrosettore e formare i giovani in quella direzione.
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