Il Reddito di Cittadinanza stavolta cambia davvero, questo è quanto si apprende dalla prima legge di bilancio del nuovo Governo Meloni. Con le novità introdotte dalla manovra, seicento sessantamila occupabili rischieranno di non prenderlo più già a partire del mese di settembre del prossimo anno. Il motivo è che il sussidio sarà solo di otto mesi per chi può lavorare.
C’è chi plaude alla manovra e chi no, come il signor Giuseppe che ha spiegato in una lettera a Fanpage perché è sbagliato eliminarlo.
Persone come la signora, Rosa che è una ristoratrice, sono invece d’accordo sull’abolizione del sussidio. Secondo lei, infatti, proprio per colpa del Reddito di Cittadinanza, molte persone non hanno più voglia di lavorare. Lei, ad esempio, fa fatica a trovare camerieri per il suo ristorante. Proprio per questo si definisce d’accordo al 100% con l’abolizione del RDC e sui nuovi limiti imposti dalla Meloni.
Ma come cambierà effettivamente il Redito di Cittadinanza e chi sono le persone occupabili?
La stima è che si risparmieranno 734 milioni con le modifiche al Reddito di Cittadinanza introdotte dal Governo Meloni e la cifra verrà utilizzata per creare un apposito fondo per sostenere la povertà e l’inclusione.
Con le modifiche, poi, le persone occupabili rischieranno di non prendere più il sussidio già da settembre in quanto per chi è abile al lavoro, l’assegno durerà otto mesi.
Quindi dal 2023, chi ha tra i 18 e i 59 anni e nel nucleo familiare non ha disabili, minori o persone a carico (con meno di 60 anni), sarà definito occupabile. Avrà, quindi, il reddito per solo 8 mesi invece dei 18 odierni che sono rinnovabili. Inoltre, dovrà partecipare a un corso di formazione/riqualificazione professionale, altrimenti perderà il sussidio.
C’è però chi lavora e prende il sussidio come integrazione
Secondo quanto riporta Ilfattoquotidiano, l’ultima rilevazione Inps parla di 830 mila precettori del RDC di cui 173 mila già con reddito de lavoro. Quest’ultimo, però, è talmente basso che il sussidio serve come integrazione.
L’idea del Governo, quindi, sarebbe quella di fissare un tetto all’integrazione via reddito senza cancellarlo. In più la ministra Calderone ha proposto di non tagliare il sussidio per alcune categorie. Ovvero per chi ha figli minori, persone disabili nel nucleo familiare e familiari a carico.
La stessa ha spiegato che l’abolizione del Reddito di Cittadinanza avrebbe portato a grossi problemi di tenuta sociale e avrebbe avuto un impatto molto violento sull’economia. Proprio per questo nel 2023 resterà, anche se in parte. Si pensa, però, che dal 2024 non sparirà del tutto ma verrà sostituito come una misura simile.