La guerra in Ucraina è ormai arrivata alla terza settimana ma ancora non si vedono grandi spiragli di pace, anche se, secondo Oleksiy Arestovich, la fine potrebbe arrivare a maggio. Da Mosca, però, sembrerebbe esserci una visione diversa e addirittura si parla di Terza Guerra Mondiale.

La Russia sul punto di dichiarare la Terza Guerra Mondiale, una lettera fa temere il peggio

E’ ciò che emerge da una lettera scritta da una talpa del Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa e resa nota da Vladimir Osechkin, attivista dei diritti umani in esilio.

Come riportano vari media, mentre continua la guerra in Ucraina, la Russia sarebbe pronta a lanciare missili anche contro alcuni paesi Nato vicini come la Polonia e le repubbliche baltiche, questo se l’Occidente non cancellerà le pesanti sanzioni inflitte alla Russia.
Nella lettera si legge che l’invasione dell’Ucraina è solo l’inizio della Terza Guerra Mondiale e che saranno usate armi nucleari. E’ anche vero che il contenuto non può essere verificato ma il timore ora è forte. Per Mosca sarebbe iniziata la terza guerra mondiale.

Le minacce della Russia se l’Occidente non toglie sanzioni: missili in Polonia e Repubbliche Baltiche

Le nuove minacce potrebbero arrivare durante una conferenza stampa del generale Igor Yevgenyevich Konashenkov, il portavoce capo del Ministero della Difesa russo. Putin, invece, avrebbe spiegato che la guerra non si combatte solo sul campo ma anche con gli attacchi informatici e le sanzioni: avrebbe chiesto di togliere le sanzioni alla Russia oltre aiuto a paesi amici come Serbia, Ungheria e Cina, che a loro volta chiederebbero all’Occidente di “accettare immediatamente le giuste richieste della Russia per non spingere il mondo in una nuova guerra”.

Se l’Occidente decidesse di non capitolare e rifiutare le richieste russe i nuovi obiettivi militari sarebbero la Polonia e le Repubbliche Baltiche mettendo anche in moto l’arsenale nucleare russo.

Dalla lettera si nota come il Cremlino sia arrivato ad un livello di provocazione estrema per non ammettere il fallimento della sua strategia.

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