La riforma pensioni 2023 sarà un banco importante per il governo Meloni. L’esecutivo lo sa bene, come lo sa altrettanto bene la premier. Alla luce anche del vantaggio consistente sugli avversari, come attestano gli ultimi sondaggi politici, la maggioranza non ha alcuna voglia di concedere il fianco alle opposizioni. Da tempo Matteo Salvini, tra i primi promotori di una riforma delle pensioni in tempi non sospetti, predica calma, ricordando a tutti l’orizzonte dei cinque anni della legislatura. Un orizzonte che potrebbe perfino allargarsi a dieci, se il centrodestra si confermerà compatto e solido come in questi ultimi mesi.

Ecco perché non è campata così in aria la proposta di due riforme per le pensioni, entrambe autentiche rivoluzioni targate dall’attuale maggioranza di governo.

Pensioni: riforma del Fisco già dal 2023

La prima riforma che riguarderà da vicino anche le pensioni sarà quella del fisco, in arrivo con ogni probabilità fin dal prossimo mese di marzo. Perché è così importante? Il motivo è semplice: se andasse in porto, la riforma fiscale porterebbe gli aumenti degli assegni mensili attesi da tempo sia dai lavoratori che dagli stessi pensionati. Una modifica in tal senso era arrivata già lo scorso anno, quando il governo Draghi ridusse le aliquote da cinque a quattro. Questi i nuovi scaglioni di reddito:

  • 23% per redditi fino a 15.000 euro
  • 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro
  • 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro
  • 43% per redditi oltre i 50.000 euro.

La riforma del Fisco voluta dalla premier Giorgia Meloni andrà a modificare ulteriormente le aliquote, portandole da quattro a tre:

23% per redditi fino a 15.000 euro
27% per redditi tra 15.000 e 50.000 euro
43% per redditi superiori ai 50.000 euro

Le novità più significative sarebbero per i redditi tra i 28.000 e 50.000 euro annui, con importanti aumenti delle pensioni grazie alla riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 27%. Meno bene andrebbe invece a chi ha reddito compresi tra 15.000 e 28.000 euro, con l’eventualità neanche troppo remota di subire delle decurtazioni.

Riforma pensioni nel 2024 sarà strutturale

Dopo la riforma del Fisco nel 2023, il prossimo anno dovrebbe essere la volta buona per la nuova riforma delle pensioni. L’obiettivo del governo è chiaro: superare e sostituire l’attuale legge Fornero con un nuovo sistema. Da più parti si ha la convinzione che il governo sembri orientato verso quota 41 per tutti: chiunque abbia accumulato 41 anni di contributi, indipendentemente dal requisito anagrafico, potrà andare liberamente in pensione. Non è da escludere nemmeno una riduzione dell’età pensionabile, passando dagli attuali 67 anni ai 64 anni (punto d’incontro che il governo starebbe discutendo con le sigle sindacali).