L’Italia come la Francia? Maurizio Landini, segretario della Cgil, nel corso di un’iniziativa a Prato, ha annunciato che nel prossimo mese gli italiani scenderanno in piazza per protestare contro il governo Meloni per le pensioni. L’obiettivo del sindacato è chiaro: “Noi vogliamo una vera riforma fiscale che combatta l’evasione fiscale, che riduce il peso sul lavoro dipendente e sui pensionati, che allarghi la base imponibile, che tassi molto di più la rendita finanziaria e immobiliare e che introduca un contributo straordinario di solidarietà sui profitti per la tenuta dei salari e per creare lavoro”, ha affermato Landini a Prato.

Pensioni: anche l’Italia è pronta a scendere in piazza

L’iniziativa della Cgil prevede una mobilitazione generale il 6 maggio a Bologna, il 13 maggio a Milano e il 20 maggio a Napoli. La richiesta del maggiore sindacato italiano è un cambiamento concreto delle politiche economiche e sociali del governo. Le date del 6, 13 e 20 maggio ricadono di sabato, per cui parlare di sciopero generale non è corretto. Lo ha chiarito lo stesso segretario della Cgil in un’intervista alla Repubblica, durante la quale ha parlato di manifestazioni interregionali. Vi parteciperanno anche Cisl e Uil, con la promessa di andare avanti ad oltranza fino a quando l’esecutivo non offrirà risposte certe. “Anche con lo sciopero se necessario“, la minaccia di Maurizio Landini.

Non è un mistero come Cgil, Cisl e Uil vogliano una vera riforma delle pensioni, ormai stufi della melina portata avanti dall’esecutivo Meloni. In molti ricorderanno come durante la campagna elettorale il tema delle pensioni fosse spesso al centro del dibattito politico del centrodestra. Poi però una volta vinte le elezioni qualcosa è cambiato. Il 2023 non è più l’anno dello smantellamento della legge Fornero, obiettivo che sfuma “entro la fine della legislatura”. E se l’esecutivo non dovesse raggiungere il termine della legislatura?

Fino al 31 dicembre 2024 il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia corrisponde a 67 anni di età

Intanto, nel Documento di economia e finanza (Def) non vi è traccia dei soldi che il governo dovrebbe stanziare per il superamento della legge Fornero.

L’obiettivo della maggioranza rimane sì quello di quota 41, ma oggi c’è la consapevolezza che “con pochi miliardi quota 41 non si fa”. L’ipotesi più probabile è che al termine del 2023 venga prorogata quota 103, insieme all’Ape sociale e la pensione anticipata per i cosiddetti lavoratori precoci.

È inoltre assai probabile che anche nel 2024 in Italia resteranno identici i due canali per andare in pensione: la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata. Fino al 31 dicembre 2024 il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia corrisponde a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Per quanto riguarda invece la pensione anticipata, occorre raggiungere 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.