Si temeva che l’Iva sarebbe aumentata di due punti percentuali, poi all’ultimo minuto si è sperato in un ravvedimento del Governo e in una rinuncia assoluta all’aumento dell’imposta sul valore aggiunto. Alla fine a Palazzo Chigi il consiglio dei Ministri ha optato per la soluzione intermedia: aumento sì ma di un solo punto percentuale.

Salvo cambiamenti quindi da luglio 2013 l’IVA (Aumento Iva nella legge di stabilità. Dal 2013 passerà al 22 e all’11%) passerà rispettivamente al 22 (per beni come abbigliamento, auto, carburante, tecnologia etc) e all’11% (per i generi alimentari, farmaci, gas ed elettricità per uso domestico etc).

Ma, percentuali a parte, cosa significa in cifre concrete questo per i consumatori? Vediamo allora tutti gli effetti pronosticabili in concreto seguito all’aumento ulteriore dell’IVA (Iva al 22%, l’aumento vien di notte)

Aumento dell’Iva e settore auto: blocco degli acquisti e aumento del carburante

Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, ha criticato aspramente il previsto aumento dell’Iva che andrebbe nuovamente a penalizzare i consumi. Se è vero infatti che sull’acquisto di un cellulare l’aumento di un punto percentuale può comportare qualche euro di differenza, su beni più costosi e impegnativi come le automobili l’incremento incide maggiormente e si traduce in almeno duecentoventi euro in più per ogni punto (Iva al 22%: l’aumento sarà il de profundis del mercato auto).

Sempre per quanto riguarda il settore delle 2 e delle 4 ruote, Federconsumatori e Adusbef, sono apparsi particolarmente preoccupati per l’inevitabile aumento del prezzo del carburante conseguente all’aumento dell’Iva al 22%. Le ripercussioni sugli automobilisti sono state stimate in circa 41 euro annue (Legge di stabilità – Calo Irpef barattato con aumento IVA, taglio detrazioni, e molto altro.).

Quanto pesa un punto percentuale nel carrello della spesa

E anche nella vita di tutti i giorni l’aumento di quello che per i tecnici è un “solo” punto percentuale può tradursi in un salasso.

Secondo le stime di Coldiretti gli italiani spenderanno 500 milioni di euro in più per la spesa in generi alimentari. I prodotti che risentiranno dell’aumento dell’Iva dal 10 all’11% sono uova, pesce, yogurt e carne ma anche riso, zucchero e farinacei. Rientrano invece nel passaggio da 21 a 22% beni alimentari non considerati di primaria necessità, ovvero alcolici, acqua minerale, tartufo etc. Gli aumenti sono stimati in una spesa extra di 324 euro per ogni nucleo familiare di 3 persone, 432 per famiglie con quattro componenti.

Il rischio è quello di un crollo ulteriore dei consumi: già nell’anno in corso la vendita di latte è calata del 7%, quella di olio del 5, quella di carne di maiale e di vino del 2 e quella di frutta e pasta di un punto percentuale solo per fare qualche esempio.

Il ministro delle politiche agricole Mario Catania da parte sua ha precisato che il rischio del crollo dei consumi di generi alimentari viene di fatto scongiurato grazie alla riduzione dell’Irpef, che serve a mettere in circolo denaro migliorando il potere d’acquisto.

L’aumento dell’Iva può fare aumentare lo spread

Una correlazione a livello di macroeconomia si evidenzia inoltre tra aumento dell’Iva e rendimento dei titoli si Stato a media o lunga scadenza (che non sono affatto indifferenti all’andamento dei consumi). Questi ultimi infatti potrebbero subire ripercussioni negative con conseguente aumento dello spread. Già la mattina seguente alla divulgazione del contenuto della legge di stabilità lo spread tra BTp e Bund a 10 anni aveva superato nuovamente i 370 punti.