Ne avevamo parlato qualche giorno fa, e a quanto pare davvero il rischio anche in Italia è alto. A Mirafiori (periferia di Torino), un ragazzo hikikomori di 19 anni si è lanciato dal quarto piano, aveva litigato con la madre che gli aveva portato via il computer.

Hikikomori, paura anche in Italia

Il fenomeno hikikomori nasce in Giappone, ma come tutte le problematiche legate a un particolare luogo e cultura, quando superano i confini di origine prendono nuove caratteristiche e ne abbandonano altre.

Gli hikikomori giapponesi sono dei reclusi che abbandonano volontariamente la vita reale per starsene nella propria stanza a leggere libri, passare le giornate sul letto senza fare nulla, o guardare la tv e i videogames (anche se per questi ultimi la percentuale pare molto bassa). Si tratta di una forma di annichilimento mossa da una sorta di ribellione verso la società giapponese.

Da noi le cose sono completamente diverse, e il rischio di confonderlo con l’hikikomori è alto. Ad ogni modo, se le cause possono completamente differenti, anche in Italia i risultati sembrano portare allo stesso comportamento. Ragazzi che decidono di estraniarsi dalla realtà e rifugiarsi in mondi immaginari, spesso caratterizzati da rapporti virtuali (i social network) non perché rifiutano il modello di comportamento giapponese, tutto dedito al lavoro e al conseguimento della carriera professionale, ma perché sostanzialmente la nostra società non offre reali alternative di sviluppo individuali, anzi spesso il lavoro nemmeno c’è.

E’ probabile, dunque, che Giappone e Italia in questo fenomeno rivestano le due facce opposte della stessa medaglia, che porta quindi alle stesse conseguenze. Sono circa 100 mila i ragazzi italiani che vengono definiti come hikikomori, il 19enne di Mirafiori quindi non è un caso isolato, anche se particolarmente estrema ora è la sua azione finale. Tentato suicidio solo perché la madre gli aveva sottratto il computer, visto che ormai la situazione era insostenibile.

Il giovane infatti era intanato nella sua stanza da anni, nessuno nel quartiere lo conosceva. La madre aveva quindi deciso di usare la forza per scuoterlo, gesto che però non è risultato affatto positivo. Il consiglio naturalmente è di rivolgersi sempre ad esperti prima che situazioni come queste possano degenerare in eventi irreversibili. Ora il giovane è in prognosi riservata in condizioni molti gravi.

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