Notizia shock nel mondo del cinema, Jean-Luc Godard sceglie il suicidio assistito. Addio a uno dei più grandi artisti del 900, si è spento in Svizzera uno dei più apprezzati registi di sempre. Smentite le altre voci che lo volevano da tempo malato.

Classe 1930, Godard è stato anche un apprezzato critico cinematografico, oltre che esponente di spicco della Nouvelle Vague. Secondo amici che lo conoscevano bene, ha scelto di morire perché esausto. C’è chi aggiunge che il geniale cineasta ha in questo modo raggiunto finalmente i suoi propositi teorici.

Posizioni sicuramente discutibili che stanno scatenando un certo dibattito.

Godard, suicidio assistito, non mancano le polemiche

Il cinema oggi piange uno dei suoi più grandi esponenti, ma quando si parla di suicidio assistito non possono certo mancare le polemiche. Il pensiero comune può accettare la morte come evento naturale di un percorso fisico. Si può morire di malattia, di vecchiaia o per un incidente. Il tema del suicidio assistito invece rimane ancora un tabù. Non mancarono le polemiche anche con il nostro Mario Monicelli. Molti probabilmente ricorderanno che il regista romano scelse di porre fine alla sua vita autonomamente. Nel 2010 infatti, a 95 anni, Monicelli si lanciò dal quinto piano dell’Ospedale in cui era in cura per il suo cancro alla prostata.

Si potrebbe qui obiettare che la situazione tra Godard e Monicelli sia un po’ diversa. Se quest’ultimo infatti aveva un cancro in fase terminale, il 92enne Godard sembrava ancora in perfetta salute. Sono state infatti smentite nelle ultime ore tutte le voci secondo le quali il regista franco-svizzero era malato. A confutarlo è un amico che, sul quotidiano francese Liberation, ha detto: “Non era malato, era semplicemente esausto. Ora è riuscito finalmente a portare a termine le sue convinzioni”. Parole che fanno sicuramente porre delle domande. Di che tipo di convinzioni stiamo parlando?

Godard, il genio e il dolore nell’Arte

Il pensiero del suicidio come possibile antidoto contro il dolore.

Molti pensatori, ad esempio importanti filosofi come Cioran e grandi scrittori come Céline, hanno sposato questa tematica ricordando quanto l’idea del suicidio possa essere a volte liberatoria. Per questi intellettuali pensare al fine vita volontario è un po’ come entrare in possesso della chiave che permette di liberarci della propria prigione. È in questo senso probabilmente che vanno quindi interpretate le parole dell’amico di Godard quando ci dice che il regista è finalmente riuscito a portare a termine le sue convinzioni.

Tra le sue opere cinematografiche di maggior rilievo si ricordano La donna è donna del 1961, Il Disprezzo del 63, Crepa padrone, tutto va bene del 72 e Si salvi chi può del 1980. la sua filmografia è davvero estesa, l’ultima pellicola da lui diretta è del 2018, Le livre d’image. Nel 2011 è stato insignito del premio Oscar alla carriera. Anche il festival di Cannes gli ha voluto regalare il doveroso tributo nel giorno della sua morte:

“È con immensa tristezza e gratitudine, oltre che con profondo rispetto, che il Festival saluta per l’ultima volta questo artista senza la cui opera il cinema oggi non avrebbe lo stesso volto”.