Un'immagine dei primi del 900 o del 2012?

La crisi economica europea ha colpito in maniera diffusa tutto il continente anche se gli Stati più colpiti sono indubbiamente Grecia, Irlanda, Spagna e Italia. Le conseguenze hanno inciso anche sui flussi migratori: l’aspetto più emblematico e solo fino a pochi anni fa impensabile è che sono stati registrati i primi sbarchi di clandestini europei in cerca di un impiego nei Paesi africani.  

Cambia la geografia dell’emigrazione

E così mentre sudamericani e africani ritornano nei Paesi di provenienza, gli statunitensi emigrano a Rio, alcuni spagnoli irregolari sono stati espulsi dall’Algeria e i portoghesi si spostano in Angola (27000 solo nel 2011 mentre entro la fine dell’anno in corso ne sono attesi circa cento mila).

E’ facile anche pronosticare che con l’introduzione della moneta unica in Romania molti immigrati residenti in Italia torneranno in patria. Nel 2011 circa 11 mila sud americani hanno lasciato la Spagna per tornare nel Paese di origine: Perù e Ecuador hanno anche proposto degli incentivi per favorire il rientro. Molti puntano anche alla Cina, dove sebbene la popolazione sia numerosa, tende anche ad invecchiare e dove quindi ancora sussistono molte posizioni lavorative aperte. Il cittadino medio inizia a percepire questa tendenza guardandosi intorno ma non è solo una questione di sensazione tanto che l’ultima proposta del governo Monti di un taglio netto all’ingresso di forza lavoro per l’anno in corso ha smesso immediatamente di destare interesse. Tutti i “rifugiati” attesi, in fuga dagli orrori delle guerra o della povertà, non sono arrivati. Usa e Europa perdono il loro appeal tra gli emigranti e al contempo emergono nuove economie.  

Immigrazione di ritorno: pro e contro

Ma questo flusso immigratorio di ritorno è positivo o negativo? Certamente il rientro di forza lavoro nel Paese natale comporta, salvo la riuscita del delicato processo di re-integrazione, indubbi benefici.

Ma la situazione può anche trasformarsi in un aggravio per l’economia qualora costui vada ad aggiungersi alla lista dei disoccupati in patria. Ovviamente in questo modo viene d’altro canto ridotto drasticamente il flusso di denaro che partiva regolarmente da Europa e Usa. Cifre importanti da non sottovalutare: in media la comunità peruviana ed ecuadoriana insieme riesce a mandare ogni anno alla famiglia rimasta in America più di 300 milioni di Euro. Da questo punto di vista quindi non è da escludere che la crisi europea si ripercuota a livello mondiale: sarebbe uno degli effetti della globalizzazione.