Capitalismo e marketing aggressivo, sono queste ormai le caratteristiche che Amazon sta mettendo sul piatto anche nella sua più importante produzione artistica. La serie Gli Anelli del Potere sta scontentando sempre più i fan di Tolkien e, puntata dopo puntata, i telespettatori si stanno chiedendo se sia davvero canonica. Secondo gli autori l’obiettivo era quello di proporre un prodotto che fosse ispirato ai romanzi, ma allo stesso tempo mantenesse anche una certa continuità narrativa con l’immaginario proposto da Peter Jackson.

La realtà delle cose però è ben diversa: stiamo infatti assistendo a una serie che del Signore degli Anelli ha soltanto il marchio e c’è chi a questo punto accusa i produttori di aver fatto una vera e propria pubblicità ingannevole. Dopo la sesta puntata distribuita sulla piattaforma Prime Video lo scorso venerdì, siamo tutti consapevoli del fatto che questa produzione non ha nulla a che fare con i film e ovviamente ancor meno coi romanzi.

Gli Anelli del Potere non è Il Signore degli Anelli

Nella sesta puntata della serie abbiamo assistito alla creazione del Monte Fato. Di questo evento non si fa alcun cenno nei libri, né nella trilogia di Jackson. Questo è solo un esempio delle tante libertà che gli autori si stanno prendendo in merito alla storia originale. Inoltre, molte trovate risultano essere anche parecchio in contraddizione con il leggendarium creato da Tolkien, come ad esempio la questione del Mithrandil, materiale scoperto dai nani che potrebbe aiutare gli Elfi a salvaguardare la luce di Valinor.

A questo punto la domanda nasce spontanea: perché gli sceneggiatori hanno deciso di inventare di sana pianta nuove trame invece di attenersi agli scritti originali? La risposta è altrettanto semplice: Amazon non aveva i diritti del Silmarillion, il libro che racconta la forgiatura degli Anelli del Potere e gli altri eventi risalenti alla Seconda Era di Arda.

A questo punto però una ulteriore domanda ci viene da porre: è stato forse il dottore a ordinare ad Amazon di fare una serie sul Signore degli Anelli senza avere i diritti dell’opera stessa?

Amazon e il marchio vincente

Ecco la teoria della pubblicità ingannevole: in effetti Amazon si sta servendo di un brand di successo per raccontare una storia quasi completamente nuova. In buona sostanza il racconto che ci stanno propinando ha anche momenti interessanti ed è indubbiamente ben fatto nella messa in scena. Perché non proporre, quindi, un fantasy completamente nuovo, invece di mostrare una storia vagamente ispirata a un immaginario già famoso?

Molto semplice: Il Signore degli Anelli è ormai un marchio consolidato e distribuire un prodotto con tale richiamo porta a un successo quasi assicurato, in termini di ascolti. Ecco il capitalismo e il marketing aggressivo dei produttori, che però in questo modo rischiano di essere accusati di aver fatto pubblicità ingannevole. Non ci rimane, dunque, che guardare la serie con una prospettiva completamente diversa, accettando il fatto che non ha nulla di canonico. Solo così si può, forse, anche apprezzare quel che c’è di buono e che, per certi versi, può anche accontentare i fan più oltranzisti.