I nostri ragazzi possono dormire sogni tranquilli, le pensioni ai giovani ci saranno. Parole e musica di Pasquale Tridico, Presidente dell’Istituto nazionale della previdenza sociale. L’economista italiano è intervenuto come ospite al programma di La7, Tagada, sgomberando il campo da equivoci e rassicurando che non ci saranno problemi di Welfare nel nostro paese. Ma siamo sicuri che è proprio così?

Un problema (forse) già risolto

Quando si avvia un dibattito, per quanto le parti in causa cerchino di assicurare minimizzando la cosa, è evidente che un problema relativo alla tematica trattata c’è.

Per questo motivo i giovani e le pensioni sono diventati argomento attuale, dato che ormai la situazione generale del nostro paese non è delle più favorevoli. Sul tema è intervenuto Tridico, il quale intervistato a Tagada, ha dichiarato che in futuro nessuno resterà senza pensione. Insomma, cosa ne sarà delle nostre pensioni? È la domanda che a caratteri cubitali il programma lancia in sovrimpressione. Tridico afferma che oggi ci sono dati positivi, sia sull’occupazione che sulla stabilizzazione. Tra le cause che hanno favorito questa situazione positiva c’è stato anche il decreto dignità, introdotto da settembre e in vigore fino ad oggi, dopo la sospensione che aveva avuto durante la pandemia.

Tridico poi si concentra sull’occupazione in generale e propone una domanda al pubblico: come si contrasta la precarietà? Il suo parere da economista e studioso è che tale fenomeno si contrasta eliminando cavilli superflui, giustificando i contratti a tempo determinato, laddove effettivamente siano necessari, e vietandoli dove vi è un abuso di tali tipo di contratto. La trattazione poi si sposta sui voucher, altro bandolo della matassa spesse volte accomunato al problema previdenziale. Secondo l’economista infatti, così come i contratti a tempo indeterminato, anche i voucher non influiscono più di tanto, in quanto corrispondono solo al 13% del versamento contributivo.

Quel è il futuro dei nostri figli?

La chiacchierata di Tridico a Tagada si fa sempre più interessante, nel momento in cui la presentatrice propone la fatidica domanda: ci sarà la pensione per i nostri figli? La risposta dell’economista è: “La domanda che deve fare a sua figlia è se ci sarà il lavoro buono”.

Il ragionamento dell’economista è chiaro, solo se ci sarà un lavoro buono si potrà avere una buona pensione. I presupposti quindi per la pensione, come è ovvio che sia, sono alla base: un lavoro ben retribuito, stabile e che abbia la corretta ripartizione dei contributi. Non c’è dubbio, infatti, che sin da oggi, chi in questo momento gode di un buon lavoro, non avrà problemi pensionistici in futuro.

Pensioni e giovani

In aggiunta Tridico propone poi anche alcuni numeri a sostegno della sua tesi. Il 65% dei nuovi contratti di lavoro dei giovani tra i 15 e i 25 anni sono a tempo determinato. Insieme alla Spagna siamo il paese che ha i numeri più alti in merio ai contratti a tempo determinato. Mentre la Spagna sta però invertendo questa tendenza, in Italia pare che le cose non si siano ancora avviate verso un nuovo sentiero. Ciò avrà senza dubbio conseguenze sul futuro e sulle pensioni dei giovani, in quanto questi contratti offriranno inevitabilmente pensioni molto povere. Il problema di sindacati e partiti, aggiunge Tridico, è che continuano a combattere per pensioni più alte, mentre invece la battaglia dovrebbe essere combattuta riguardo a salari più alti, i quali a loro volta possono assicurare pensioni più dignitose.

Riassumendo…

  • Chi oggi ha un buon lavoro non avrà problemi in futuro per la pensione;
  • I contratti a tempo determinato e i voucher non coprono i contributi del lavoro dipendente;
  • La lotta deve mirare a salari migliori, solo così i giovani potranno godere in futuro di una pensione più dignitosa.