Dal 4 maggio se tutto andrà bene partirà la fase 2 dopo quasi due mesi di lockdown. Da quella data gli italiani passeranno alla fase della convivenza con il virus, una fase delicata che sarà guidata da criteri scientifici che dovranno anche tenere conto di molte variabili per evitare il rischio di una nuova impennata.
Il modello
A tal proposito la Fondazione Gimbe ha elaborato un modello che mappa e monitora il rischio di contagio in base alle regioni e province con lo scopo di suddividere il Paese in aree geografiche guardando al differente livello di rischio.
Le aeree e la suddivisione per regione
Il modello, in particolare, considera la prevalenza dei casi misurando la densità di quelli confermati e anche l’incremento percentuale dei casi totali misurando la velocità con cui si diffonde il virus. Il risultato è un grafico composto da 4 quadranti, da verde a rosso. Il quadrante verde rappresenta l’area con una bassa prevalenza e basso incremento percentuale, l’area gialla rappresenta l’area in corso di raffreddamento con un’alta percentuale nelle settimane scorse ma in riduzione, l’area arancione è l’area in corso di riscaldamento con bassa prevalenza ma incremento alto mentre la rossa è quella con la prevalenza più alta in assoluta.
Le regioni del Nord fanno quasi tutte parte dei quadranti rossi e gialli, a parte il Friuli-Venezia Giulia che si colloca nel quadrante verde. La differenza per le regioni del Nord sta nei differenti valori di incremento, ad esempio 26,4% del Piemonte e 12,2% di Lombardia ed Emilia Romagna. Le regioni del Centro si collocano quasi tutte nei quadranti arancioni e verdi tranne le Marche in quello giallo.
Secondo Nino Cartabellotta in sostanza: “In generale la fotografia scattata a due settimane dalla possibile riapertura non è affatto rassicurante perché gli incrementi percentuali negli ultimi sette giorni sono ancora molto elevati anche nelle Regioni che si trovano nel quadrante verde, fatta eccezione per l’Umbria”.
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