E’ il giorno dell’equinozio di primavera, ma molti di noi se ne sono completamente dimenticati a causa del Coronavirus. Non ne saranno affatto felici gli antichi dei pagani, la festa di Eostre (una sorta di Pasqua, in inglese ancora si dice easter) durante il Blòt (equinozio dedicato a Odino, era di due tipi, quello di ottobre e quello di aprile) è ormai qualcosa di antichissimo, eppure le sue radici rimangono presenti ancora oggi.

Equinozio di primavera, storia e folclore

Più che storia e folclore in senso lato, quando si parla di antiche celebrazioni legate agli astri e ai movimenti che si verificano nella volta celeste, si parla soprattutto di antico paganesimo e di come quel mondo fosse totalmente immerso nella potenza della natura e ne elogiasse ogni aspetto poiché così profondamente radicato nel quotidiano.

Ad esempio, il Blót era un sacrificio pagano dei popoli del Nord Europa alle divinità scandinave e agli elfi. Questo termine è connesso all’inglese bless (benedire).

Ancora più vicina a noi invece la celebrazione di Eostre, una dea germanica secondo alcune fonti, secondo altre invece un periodo delle fasi cicliche della vita, in questo caso quelle legate alla fertilità e alla rinascita, la primavera appunto. Ad ogni modo, dal nome della dea si fa risalire anche il termine usato per definire l’equinozio di Primavera, chiamato dai popoli germanici prima “Eostur-Monath” e successivamente “Ostara”.

Chiusa questa parentesi dedicata alle origini folcloristiche dell’equinozio di primavera nel mondo pagano, passiamo ora a qualcosa di più scientifico e “moderno”. L’equinozio è quel momento della rivoluzione terrestre intorno al Sole in cui quest’ultimo si trova allo zenit dell’equatore. Letteralmente in latino significa notte uguale. Tale fenomeno si è verificato stanotte alle 4,49.