Tra una ventina di giorni si andrà a votare per le elezioni politiche ed è facile immaginare che il popolo italiano si sia chiesto, almeno una volta, che cosa cambierà con la vittoria di una colazione o dell’altra e non senza lamentele, bisogna ammetterlo. Ognuno spera che a vincere sia il partito che voterà, ed è scontato. Si percepisce, però, una certa attesa e anche un po’ di speranza tra i cittadini chiamati al voto. A tal proposito, la coalizione di centrosinistra affronta il voto del 25 settembre da una posizione di svantaggio rispetto al centrodestra.

Lo dicono tutti i sondaggi politici degli ultimi mesi, che assegnano agli avversari un vantaggio in apparenza incolmabile.

La situazione sarebbe potuta essere diversa se il Partito democratico avesse mantenuto in piedi l’alleanza con il Movimento 5 Stelle, come era nei piani all’inizio. Purtroppo, però, la caduta del governo Draghi ha cambiato le carte in tavola, con il Pd che si è visto, di fatto, costretto a chiudere con i grillini.

Tuttavia, i sondaggi restano sondaggi e l’opinione pubblica può ancora essere influenzata da uno o più fattori che potrebbero giocare a favore dei dem. Quindi, anche se ai più può sembrare fantapolitica, la domanda di apertura è lecita. Poi, come sempre, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Elezioni politiche 25 settembre, la Legge di Bilancio

La legge di bilancio è la prima incombenza che qualsiasi governo entrerà in carica dopo le elezioni dovrà sbrigare in maniera celere. Perché i tempi sono stretti e perché anche i margini di manovra lo sono altrettanto.

Pnrr

A più riprese Enrico Letta, segretario nazionale del Partito democratico, ha dichiarato quanto sia importante portare a casa la piena attuazione del Pnrr. E per farlo esiste una sola ricetta: proseguire il percorso illuminato tracciato dal precedente esecutivo.

Sostegno all’Ucraina

Senza se e senza ma.

Per il Partito democratico la politica estera è tema di vitale importanza, soprattutto rispetto alle posizioni assunte da una parte del centrodestra. Sì, dunque, al sostegno all’Ucraina e sì all’atlantismo.

Il salario minimo alle elezioni politiche

Tra le misure principi del programma elettorale della coalizione del centrosinistra per le elezioni c’è anche il salario minimo, che almeno inizialmente non dovrebbe figurare come provvedimento “urgente”. Non tanto perché la questione non lo sia, quanto per le mani legate di fronte al rincaro dell’energia. In ogni caso, del salario minimo se tornerà a parlare senz’altro nel 2023. Il che significa in buona sostanza in tempi migliori, o almeno questa è la speranza di tutti (al netto di qualche eccezione).

Diritti civili

Essendo misure a costo zero, un’eventuale vittoria del centrosinistra porterebbe in auge fin da subito i diritti civili. A partire dallo ius Scholae, la misura voluta dal Partito democratico già nella precedente legislatura. Un provvedimento che consentirebbe ai minori di 12 anni di richiedere la cittadinanza italiana, a patto di aver frequentato regolarmente almeno cinque anni di studi. C’è poi il ddl Zan, altra battaglia combattuta (e persa) dal centrosinistra durante le ultime esperienze di governo. In un eventuale scenario che porterebbe il Pd di nuovo all’esecutivo, l’obiettivo è di tramutare finalmente in legge un provvedimento in favore dei diritti della comunità LGBT+. Insomma, ormai sembra sempre più chiaro a cosa puntano i partiti in caso di vittoria e cosa bisognerà aspettarsi.