Fino ad oggi abbiamo immaginato il Pos come quello strumento utile per pagare i nostri acquisti con la carta. Tutti i commercianti, infatti, devono avere il Pos per permettere ai clienti di pagare le proprie spese. Ora, però, il noto strumento potrebbe avere una nuova funzione, quella di scovare i furbetti delle tasse.
Nel Def, nella parte dedicata alla lotta all’evasione fiscale, infatti, compare l’ipotesi che il Pos possa trasformarsi in uno strumento utile anche per scovare chi non paga le tasse.

Ma come sarà possibile? A parlarne è Il Sole 24 Ore, che ha fatto riferimento al fatto che il non utilizzo del Pos potrebbe trasformarsi in un indicatore di evasione. A quel punto, il Fisco potrebbe mettersi in contatto con il commerciante o professionista.

Ecco come il Pos potrebbe aiutare a scovare i furbetti evasori

Il governo Draghi, in precedenza, aveva approvato le sanzioni per chi non permette ai clienti di usare il Pos. Ma anche gli obblighi per le banche e gli intermediari, di trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati degli strumenti di pagamento elettronico che gli esercenti usano.

Il mancato utilizzo del Pos, quindi, potrebbe diventare già da quest’anno, una spia dell’evasione. In questo modo il Fisco dovrebbe scrivere al commerciante o al professionista o artigiano che non hanno usato in modo corretto l’apparecchio per accettare i pagamenti digitali.
Incrociando queste informazioni, il Fisco potrà rilevare delle discordanze e invitare così i contribuenti a chiarire la propria posizione tramite una lettera di compliance. Un contributo in più, arriverà anche dall’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica a tutti i soggetti esenti.

Tavolo di confronto con le associazioni di categoria

Il 20 aprile, tornerà a riunirsi il tavolo di confronto con le associazioni di categoria delle piccole imprese, l’Abi per le banche e l’Apsp.

Lo scopo è trovare un accordo con gli operatori del settore. Lo scopo è tagliare le commissioni a carico delle piccole attività commerciali per il pos, azzerandole sotto i 10 euro e riducendole sotto i 30.
Secondo il segretario generale di Confesercenti Mauro Bussoni:

”Noi siamo favorevoli ad accettare la rivoluzione della moneta elettronica, ma siamo anche convinti che la modernizzazione del Paese in materia di sostituzione del contante debba passare dall’azzeramento delle commissioni per i micropagamenti e da dispositivi Pos ultraveloci.”

In più ha sottolineato che l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici si è trasformato in una stangata per le imprese: “con costi stimati intorno ai 5 miliardi di euro l’anno”.

Infatti, la mancata accettazione di un pagamento di qualsiasi importo, comporta una multa di 30 euro che aumenta al 4% del valore della transazione rifiutata. Lo scopo è di assicurare una proporzionalità rispetto all’entità dell’operazione.