L’hanno ribattezzata “sanitopoli” abruzzese, lo scandalo delle tangenti della sanità privata che ha portato oggi alla condanna in primo grado di Ottaviano Del Turco: l’ex governatore della Regione Abruzzo è stato condannato a 9 anni e 6 mesi (e non nove anni e nove mesi come ha erroneamente letto il presidente del tribunale collegiale di Pescara, Carmelo De Santis). Una pena lievemente inferiore a quella chiesta dal pm (12 anni).  

Processo sanitopoli: gli altri condannati

Nello stesso processo sono stati coinvolti in tutto 25 imputati (più le due società coinvolte, Villa Pini d’Abruzzo e Barclays Bank).

I reati vanno dall’associazione per delinquere alla corruzione, all’abuso, alla concussione, al falso, alla truffa, al riciclaggio. Tra i condannati anche esponenti del Pd e del Pdl e l’ex patron della casa di cura privata Villa Pini, Vincenzo Maria Angelini, dalla cui testimonianza ebbe inizio la vicenda giudiziaria. Quest’ultimo infatti nel processo è contemporaneamente imputato (la richiesta del pm è di 3 anni) e parte lesa (11 milioni di euro per danni morali la sua richiesta di risarcimento): fu lui ad ammettere di aver pagato tangenti per circa 15 milioni di euro, in cambio di agevolazioni, ad alcuni amministratori pubblici regionali di centrosinistra e di centrodestra. E tra i nomi dei beneficiari fece il nome di Ottaviano Del Turco Le pene più pesanti sono per l’ex parlamentare del Pdl Sabatino Aracu (quattro anni); l’ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga (nove anni); gli ex assessori regionali Bernardo Mazzocca (due anni) e Antonio Boschetti (quattro anni); l’ex segretario generale dell’ufficio di presidenza della Regione Lamberto Quarta (sei anni e sei mesi); l’ex capogruppo regionale del Pd Camillo Cesarone (nove anni). Assolti invece l’ex assessore regionale alla sanità di centrodestra Vito Domenici, l’ex amministratore delegato della Humangest Gianluca Zelli, l’ex segretario dell’ ex assessore Mazzocca, Angelo Bucciarelli.
 

Condanna Del Turco: i commenti alla sentenza

Del Turco non ha voluto commentare a caldo la sentenza: «Per ora non dico nulla. Sulle sentenze prima si riflette poi si parla». L’ex governatore ha però fatto sapere che ricorrerà in appello. A dire la sua è invece è Nicola Trifuoggi, ex capo della Procura di Pescara (in pensione da un anno): «È una sentenza che ristabilisce la verità su un fatto doloroso per l’Abruzzo. Io sono amareggiato per la malafede con cui periodicamente sono partite campagne mediatiche che volutamente diffondevano la falsa notizia di innocenza acclarata che grazie al loro potere sull’opinione pubblica hanno gettato sconcerto».