Ieri nel data room di Milena Gabanelli, andato in onda all’interno del Tg di La7 delle ore 8, si è parlato dell’aiuto verso i poveri che dovrebbe essere sia civile che morale. Ci si chiede, però, se le pensioni sociali, il bonus bebè, il bonus elettrico ed ora anche il reddito di cittadinanza andranno realmente alle persone che ne hanno bisogno. Ecco cosa comunica l’inchiesta.

L’inchiesta della Gabanelli

Su 18 miliardi di misure generali a sostegno della povertà (dal bonus elettrico agli sgravi per i nidi): 6,5 miliardi di euro vanno a chi non ha redditi davvero bassi.

Anche gli 800 euro dati alle famiglie quando nasce un bambino sono dati a tutti senza distinzioni e non è finita. Le pensioni sociali che vengono erogate agli anziani che non hanno mai versato contributi vengono incassate anche da chi ha redditi alti sopra i 9.360 euro (nel dettaglio 18,5 miliardi su 53 miliardi che è la spesa totale dell’Inps). Nell’inchiesta si è anche parlato del bonus doppio per famiglia povera che non solo viene dato dallo Stato ma in alcuni luoghi anche dalla regione o dal comune. Ciò avviene perché in Italia non vi alcun registro delle prestazione erogate.

Il reddito di cittadinanza

In tale quadro si trova anche il reddito di cittadinanza per chi ha un ISEE al di sotto dei 9.360 euro. I controlli effettuati dalla Guardia di Finanza, però, hanno evidenziato che il 60% di tali dichiarazioni sono purtroppo false e questo si verifica in quanto non vengono eseguiti incroci sui conti correnti. Tornando al reddito di cittadinanza esso ha lo scopo di fornire assistenza in base al costo della vita che è diverso a secondo del luogo in cui si dimora. I dati dell’Istat, infatti, comunicano che servono 780 euro ad una persona sola che vive nella periferia di una grande città del Nord, servono invece 707 per un comune del centro e 560 euro per un comune del Sud.

Invece verranno dati 780 euro a tutti.

I poveri italiani non in grado di lavorare

Milena Gabanelli nell’inchiesta spiega, inoltre, che 3,5 milioni di poveri italiani non sono in grado di lavorare per cui cercheranno un aiuto presso gli sportelli sociali dei comuni. Purtroppo, però, laddove essi servirebbero di più non ci sono. In merito a ciò viene fatto anche un esempio: la spesa sociale del comune di Bolzano è di 517 euro a cittadino mentre quella della Calabria è di 22 euro a cittadino.

I centri per l’impiego

Per arginare il problema della povertà il Governo ha deciso di potenziare i Centri per l’Impiego in modo tale da aiutare più persone a trovare lavoro. E anche qui c’è un grave problema. Sono state annunciate 4.000 assunzioni ad aprile ma sarà impossibile assumere tali persone in quanto si dovrà fare prima il concorso. Poi ogni regione dovrà fare il suo bando che ancora non è stato scritto e infine dovranno trascorrere almeno sei mesi dalla data di pubblicazione. Per ovviare a tale problema la Gabanelli comunica che si starebbe pensando di far assumere tali persone dall’Anpa per poi passarli alle regioni. Queste ultime, però, non sono tanto propense a tale soluzione.

Se però tale idea dovesse andare a buon fine si assumeranno tali impiegati a tempo determinato (non si sa come si valuteranno) e poi si farà un concorso per stabilizzarli. Tale ipotetico concorso, quindi, diverrebbe un po’ una  farsa.  Tornando al reddito di cittadinanza, esso sarà incassato anche dagli immigrati che sono in Italia da 10 anni ed anche qui subentra un altro grave problema ovvero l’assenza dell’anagrafe nazionale.

Le conclusioni della Gabanelli

Milena Gabanelli è d’accordo con il reddito di cittadinanza ma, a suo parere, andrebbe “riorganizzata tutta la spesa sociale” in quanto i parametri non sono equi.

Per velocizzare i tempi si potrebbe partire con l’anagrafe nazionale per gli immigrati perché se si decide di erogare l’assegno anche a coloro che hanno la residenza in Italia da dieci anni con reddito basso è necessario sapere dove essi hanno vissuto. Se un immigrato si presenta al comune di Bologna, ad esempio, e ha trascorso cinque anni della sua vita a Palermo come può il comune di residenza attuale sapere ciò? Si potrebbe partire proprio da tali necessità (come anche l’ISEE precompilato) “per completare l’opera e al tempo stesso riformare tutta la spesa” dato che spesso i soldi finiscono nelle tasche di chi non ne ha realmente necessità.

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