C’è davvero il rischio mondiale di una crisi alimentare e di carestia se la guerra in Ucraina non si placherà. Anche Draghi ieri in conferenza stampa ha parlato di ciò. Se le cose continuassero a peggiore, ha spiegato, si dovrà cominciare ad entrare in una logica di razionamenti. Il problema è che se i porti ucraini del Mar Nero non riapriranno, si rischierà la carestia in molti paesi.

Crisi alimentare mondiale: cosa sta succedendo

Il rischio di una crisi alimentare si fa sempre più reale e la guerra rende la situazione ancora più esplosiva.

C’è un rapporto della Fao “State of food security and nutrition in the world” dal quale si evince che nel 2021 l’8,9% della popolazione ha avuto problemi di fame. Il 25,9%, invece, ha avuto accesso discontinuo al cibo e la situazione con la guerra può diventare ancora più critica. Come tutti sapranno, infatti, la Russia e l’Ucraina esportano per il mondo più del 30% di frumento e l’80% di esso passa per Odessa. Lo ha spiegato all’Ansa il ministro delle politiche agricole e alimentari Leshchenko. Il nostro paese, poi, esporta da Kiev frumento, orzo e mais ed è uno dei principali acquirenti di frumento ucraino. Il problema è che tutti i prodotti appena menzionati passano attraverso il Mar Nero in quanto è la rotta più veloce ed economica.

C’è davvero la possibilità di una crisi alimentare?

Il conflitto ha portato ad un aumento esagerato dei prezzi. A inizio febbraio, ad esempio, il future (che comprende anche le commissioni) sul prezzo del grano era valutato 764 dollari al bushel, il 6 marzo è salito a 1258 dollari con un aumento quindi del 40%. E la situazione è però destinata a peggiorare se il conflitto non si fermerà in quanto tanti prodotti potrebbero venire a mancare.

Svein Tore Holsether, Ad di Yara (il colosso dei fertilizzanti) ha spiegato che adesso il discorso non è se ci sarà una crisi alimentare ma quanto essa sarà estesa.

Un Report delle Nazioni Unite, inoltre, sottolinea che un terzo delle terre coltivabili in Ucraina potrebbero non essere adatte alla coltura quest’anno. In più l’export russo è messo a repentaglio in quanto escluso dai mercati internazionali e dal sistema Swift. È una catena che non riguarda solo l’agricoltura ma anche ad esempio l’allevamento. La Spagna ad esempio importa un quinto del mangime per il bestiame proprio dall’Ucraina. E poi si aggiungono i cambiamenti climatici e la situazione peggiora ancora di più.

Draghi, intanto, in conferenza stampa ha spiegato che se la situazione dovesse peggiorare ci dovremmo abituare a razionamenti. Al momento, però, non siamo in questa situazione e per scongiurare tali ipotesi, ha spiegato, il governo prenderà dei provvedimenti. Ha spiegato poi che va subito affrontata la questione dei prezzi cresciuti e le insufficienze di materie prime. La sparizione temporanea dei mercati dei grani di Russia ed Ucraina, infatti, creerà seri problemi per i quali servirà approvvigionarsi in altre parti del mondo.
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