Il covid-19 ha cambiato anche il ritorno in ufficio e il mondo del lavoro in genere. Da un lato c’è lo smart working, che non solo ha aperto nuovi orizzonti dal punto di vista lavorativo, ma ha aiutato a contenere la pandemia sui luoghi di lavoro. Dall’altro, c’è il datore di lavoro che deve far rispettare le regole e informare il team sulle disposizioni vigenti e sulle norme da seguire, vedi l’igiene delle mani, il ricambio d’aria, l’uso della mascherina etc.

Come funziona con il covid in ufficio?

Covid in ufficio, come funziona dopo il contagio

Tra le cose da fare prima del ritorno in ufficio, c’è sicuramente quella di controllare se si ha febbre oltre i 37,5° e altri sintomi influenzali. In questo caso l’azienda deve obbligare il dipendente a rimanere a casa. Nel caso di un positivo in azienda, è fondamentale comunicare la positività in modo che possa scattare l’isolamento. In seguito è importante individuare i contatti stretti in modo che possano procedere all’isolamento.

Sulla base delle disposizioni ministeriali, il dipendente potrà tornare in azienda dopo un tampone negativo mentre per il contatto stretto si parla di dopo 14 giorni dall’ultima esposizione al caso.
L’ispettorato potrebbe anche controllare se l’azienda rispetta o meno le norme anti contagio e se, ad esempio, combacia il numero di lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali, monitorare il rispetto delle regole e che l’azienda abbia comunicato all’INPS la ripresa dell’attività lavorativa.

Coronavirus in ufficio, cosa devono fare il lavoratore e il datore di lavoro

Nel caso in cui un lavoratore presenti sintomi influenzali al lavoro, sarà invitato a indossare una mascherina, recarsi al proprio domicilio per isolarsi e contattare il medico di medicina generale. Se ciò accade a casa, il dipendente sarà invitato a non recarsi a lavoro e contattare il medico di medicina generale, che dovrà fornire la ricetta medica dematerializzata per la prenotazione del test e il certificato di malattia.

Il datore di lavoro, invece, deve contattare i contatti stretti del dipendente positivo, in collaborazione con il Medico Competente e l’RSPP per l’avvio dell’isolamento.

Per contatto stretto in azienda si intendono anche persone esterne quali clienti, fornitori, lavoratori di aziende in appalto. Deve poi eseguire una sanificazione straordinaria della postazione di lavoro e delle aree e spazi comuni. Nel caso in cui i lavoratori individuati come casi e come contatti non vengano contattati in tempi brevi, il datore di lavoro deve attivarsi tramite l’Asl, usando servizio di Prevenzione Igiene Sicurezza Luoghi di Lavoro.

Il medico competente dovrà supportare il datore di lavoro nella gestione delle misure e nella ricerca dei possibili contatti, nonché effettuare i test molecolari o antigenici ai contatti stretti in decima giornata. Per quanto riguarda il periodo da considerare per il tracciamento dei contatti, si parla delle prime 48 ore dai sintomi. Per quanto riguarda il rientro in ufficio, la circolare del Ministero della Salute 12 ottobre 2020, fornisce le linea guida.

In tal caso:
-o casi positivi asintomatici possono rientrare in comunità dopo l’isolamento di 10 giorni e dopo il test negativo
-i casi positivi sintomatici possono rientrare in comunità dopo l’isolamento di almeno 10 giorni e dopo il test negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi
-i casi positivi a lungo termine senza sintomi possono tornare dopo 21 giorni purché asintomatici da almeno una settimana
-contatti stretti asintomatici devono fare una quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso o di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo eseguito il decimo giorno.

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