In caso di stop immediato di gas dalla Russia in Italia, a seguito della sospensione alla Polonia e alla Bulgaria, Gianni Silvestrini racconta cosa potrebbe accadere. Quest’ultimo è un ricercatore ed esperto di energie rinnovabili nonché direttore scientifico di Kyoto Club ed ha condiviso le sue opinioni in un’intervista a Fanpage.

Se  il gas dalla Russia viene sospeso cosa succede in Italia?

Ieri la Gazprom ha sospeso le forniture di gas in Polonia e in Bulgaria perché i due stati non hanno pagato le forniture in rubli.

Per tale motivo si è creato uno scompiglio in Europa perché c’è il timore che tale mossa venga estesa anche ad altre nazioni. Per Gianni Silvestrini quello di Gazprom è un segnale politico con il quale ha voluto punire uno dei paesi più impegnati nell’aiuto ai profughi ucraini. Questo significa che nessuno è escluso. Per quanto concerne il taglio delle forniture ad Italia e Germania, il ricercatore crede che non accadrà subito in quanto Mosca così facendo avrebbe meno entrate in un momento di difficoltà finanziarie. Ha aggiunto però che Putin è imprevedibile, la situazione sta degenerando per cui tutto è possibile.
Nel caso in cui il gas dalla Russia venisse bloccato a breve, l’Italia non riuscirebbe ad aumentare per tempo gli stoccaggi strategici per resistere oltre il mese di ottobre e novembre crede il ricercatore. Per questo si dovrebbe pensare ad un razionamento dei consumi, ipotesi paventata anche dall’Arera. Cingolani però è sicuro che gli stoccaggi possano bastare a coprire il fabbisogno del nostro paese.

Se la Russia blocca il gas che succede in Italia?

Le maggiori importazioni di gas in Italia arrivano dalla Russia. Il nostro paese però si rifornisce anche da altri paesi per cui non resterà a secco. Il nostro governo, quindi, secondo Silvestrini dovrebbe continuare a cercare nuovi approvvigionamenti, accelerare sui rigassificatori e puntare sulle rinnovabili.

Servirebbero impianti green su larga scala e rinnovabili distribuite in modo tale da ridurre la dipendenza della Russia. Puntare sulle rinnovabili per il ricercatore porterebbe risultati fin da subito dato che per realizzare un capannone industriale sottoconsumo ci vuole poco più di un mese. Il problema per il quale gli impianti green non partono è la lenta burocrazia che andrebbe velocizzata. Anche perché l’obiettivo delle rinnovabili è arrivare al 72% mentre la quota di utilizzo è solo del 38%. Consiglia infine per l’estate di usare di meno i condizionatori o di mettere delle temperature più alte.
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