Un gruppo di ricercatori inglesi della Public Health England lo scorso 25 settembre ha pubblicato uno studio sul sito open access bioRxviv dal quale emerge che lo spray nasale con una molecola artificiale INNA-051 ridurrebbe sensibilmente la diffusione del virus.

Lo spray nasale ed il Coronavirus

Lo studio inglese dimostra che una soluzione spray nasale con una molecola artificiale INNA-051 ridurrebbe di molto la diffusione del Coronavirus. Questa molecola è stata realizzata dalla società Ena Respiratory (Australia) ed è stata sviluppata per rendere più potente il sistema immunitario.

Al momento, però, la sperimentazione è avvenuta soltanto sui furetti che hanno ricevuto due dosi di soluzione nasale con molecola artificiale INNA-051. Grazie ad esse si è riscontrata la riduzione della diffusione del virus nel tratto respiratorio.

Nello studio si legge, poi, che le persone infette molto spesso sono asintomatiche ma molto infettive. Una terapia che limita la replicazione iniziale nella parte respiratoria superiore, quindi, aiuterebbe a prevenire l’incremento della malattia del tratto respiratorio inferiore. Inoltre potrebbe limitare anche la trasmissione da individuo ad individuo.

Come funziona la molecola INNA-051

La molecola INNA-051 interagisce con le cellule nella cavità del naso così da azionare il sistema immunitario. Dallo studio emerge che i furetti hanno ricevuto due dosi di soluzione spray nasale con molecola il giorno prima dell’esposizione al virus ed essa ha fermato la replicazione del virus nella gola e nel naso del 96%. Ha ridotto il rischio di infezione nonché la possibilità della trasmissione. Attenzione: i risultati avuti dal team devono essere ancora sottoposti a revisione.

L’obiettivo, ha comunicato l’Ad di Ena Respiratory, è quello di iniziare poi la sperimentazione sull’uomo entro quattro mesi.

L’esperimento

La molecola INNA-051 è stata nel dettaglio distribuita nel naso a 3 gruppi di 6 furetti in dosi differenti. Ad un 4° gruppo, invece, è stato somministrato un placebo. I piccoli mammiferi sono stati poi esposti al virus e monitorati per dodici giorni attraverso campioni faringei e nasali.

Dal monitoraggio è emerso che dopo 5 giorni il quantitativo di materiale genetico del virus prelevato dal tampone faringeo era ridotto del 96% negli animali trattati con la molecola indicata rispetto a quelli a cui era stato somministrato il placebo. Qui il link dello studio.

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