A causa della pandemia globale da Coronavirus, non si potrà tornare alla normalità a giugno o luglio, ma i tempi saranno molto più lunghi e dobbiamo essere consapevoli che molte delle nostre abitudini, nel futuro prossimo (e forse non solo), cambieranno radicalmente: si tratta di una “verità scomoda”, come annuncia durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il fisico teorico Alessandro Vespignani,  uno dei massimi epidemiologi computazionali al mondo, nonché direttore del Laboratory for the modeling of biological and socio-technical Systems alla Northeastern University di Boston.

Una verità scomoda che bisogna dire agli italiani per non creare false aspettative sull’uscita immediata dall’emergenza Covid-19.

La situazione italiana dell’emergenza da Covid-19

Secondo l’epidemiologo, quando si analizzano i trend di una pandemia, occorre non seguire i dati giorno per giorno, ma analizzare le tendenze almeno a livello settimanale. È un dato di fatto, però, che la curva epidemiologica dei contagi in Italia è in frenata ed è probabilmente iniziata la discesa, il che può essere confermato dai dati che provengono dagli ospedali con il calo di ospedalizzazioni. Non è comunque il momento per rilassarsi: occorre insistere come si è fatto fino ad adesso, perché si è in un momento molto delicato e l’esempio della Cina è lampante, nel paese asiatico il lockdown è durato tre mesi. E possiamo aggiungere che, ancora adesso, la riapertura non è stata certo complessiva, ma si procede con estrema cautela.

L’Italia deve dotarsi di una infrastruttura di controllo per il Coronavirus

L’epidemiologo Alessandro Vespignani è consapevole che, dal punto di vista politico, dire che non si potrà uscire dall’emergenza Coronavirus neanche a giugno o luglio è una batosta non di poco conto: l’Italia è in ginocchio dal punto di vista economico e sociale, così come il resto del mondo, ma il percorso per un ritorno alla normalità sarà molto più lungo di quanto si possa immaginare.

L’analisi, però, non è soltanto pessimistica, ma intende essere anche propositiva: l’Italia dovrebbe dotarsi quanto prima di una infrastruttura di controllo, che possa permettere una gestione dei rischi più puntuale e precisa.

Si tratta del modello di cui si è discusso molto, quello che ha messo in campo la Corea del Sud: innanzitutto, il mantenimento delle cautele connesse alla distanza sociale – questo principio potrebbe durare molto a lungo, anche quando alcune attività economiche e sociali sarà necessario che ripartano, il che prevede ovviamente una ristrutturazione delle medesime; in secondo luogo, occorre una modalità molto più approfondita di tracciamento dei casi di positività, a partire dall’isolamento di tutte le persone possibilmente infette. Ma come fare? La risposta è una sola: occorre essere capaci – sia dal punto di vista economico che tecnico-scientifico – di effettuare tamponi “porta a porta”.

La vita cambierà e viaggiare non sarà più possibile come prima

L’epidemiologo si sofferma anche su altre questioni: “viaggiare non sarà più come prima” afferma nell’intervista, e questo stato di cose durerà molto a lungo. È possibile immaginare che prima di poter entrare in un altro Stato, si dovranno mettere in campo procedure mai viste prima: innanzitutto, occorrerà essere posti in quarantena; in secondo luogo, si dovranno presentare determinate garanzie sanitarie. Insomma, il mondo come lo abbiamo conosciuto, con la facilità di spostamento delle persone, sia per motivi di lavoro che per motivi di vacanza, non sarà a lungo più lo stesso.

Possiamo aggiungere che l’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19 cambierà molti aspetti della nostra vita in comune: dal punto di vista individuale, sarà difficile tornare alla vita “affollata” e alle relazioni profonde di prossimità; dal punto di vista economico-politico, è chiaro che si dovranno mettere in campo una serie di provvedimenti di sostegno al reddito da un lato, e un ripensamento delle stesse categorie che hanno guidato la nostra vita economica dall’altro, di certo occorrerà nuovamente potenziare in generale il welfare state, e soprattutto la sanità, in collasso ovunque nel nostro ‘civilizzato’ Occidente, soprattutto a causa dei tagli indiscriminati degli ultimi decenni.

Leggete anche: Coronavirus, il vaccino potrebbe essere inutile: l’analisi della mortalità secondo il virologo Tarro

[email protected]