Forse ci siamo: il prodotto è sicuro ed efficace, anche se non ancora al 100%. Stiamo parlando del primo vaccino tutto made in Cina. E mentre nei paesi occidentali si discute su come distribuire in maniera equa l’antidoto contro il coronavirus, Pechino dimostra di avere le idee chiare. I risultati pubblicati su The Lancet parlano di un prodotto sicuro e capace di attivare il sistema immunitario, almeno in modo parziale.

Come riporta La Repubblica, a ricevere da subito le iniezioni sono oggi i soldati: così l’esercito diventa cavia della sperimentazione del vaccino.

La società farmaceutica cinese CanSino – infatti- ha ricevuto luce verde dalla Commissione Militare Centrale per la prima somministrazione su larga scala a partire dal 25 giugno. Durerà un anno e per il momento sarà riservata agli uomini in divisa, anche se il loro numero non è stato rivelato per “ragioni di privacy commerciale”. Il vaccino ha concluso in tutta fretta le fasi uno e due delle sperimentazioni.

Sempre su Repubblica si legge che dei quindici candidati vaccini in sperimentazione al mondo, otto sono cinesi. La CanSino ha fin da subito collaborato con l’Accademia Militare delle Scienze e ha avviato una sperimentazione sull’uomo anche in Canada. “Gli scienziati militari hanno ricevuto l’ordine di vincere la guerra globale per mettere a punto il vaccino” titolava il 19 marzo il South China Morning Post. La generalessa Chen Wei, che è anche epidemiologa, se lo è iniettata da sola prima ancora che i test sugli animali rassicurassero sulla mancanza di effetti collaterali.

Il vaccino di CanSino usa il metodo del cosiddetto “vettore virale”. Contiene cioè un virus benigno (un adenovirus come quello del raffreddore), capace di diffondersi nell’organismo senza farlo ammalare. Nel genoma di questo virus vettore i ricercatori hanno aggiunto un frammento di Dna artificiale. Vi sono scritte le istruzioni che permetteranno alle nostre cellule di fabbricare la cosiddetta proteina spike.

La spike è la punta della corona del coronavirus: quella parte che viene riconosciuta dal nostro sistema immunitario ed è in grado di suscitare una reazione delle nostre difese.

Intanto la Cina prosegue con la sua politica di massima sicurezza per arrivare alla totale eradicazione del virus: il 28 giugno, nella contea di Anxin, a circa 150 chilometri da Pechino, sono state messe in lockdown 400mila persone dopo avere individuato 18 casi positivi. Solo una persona per famiglia potrà uscire (solo una volta al giorno) per comprare medicine e alimenti.