La speranza più grande nei confronti della lotta al Coronavirus è riposta nel vaccino, eppure il virologo Giulio Tarro ritiene, per una serie di motivi che vedremo a breve, che possa essere inutile. Occorre mettere in campo altre strategie e imparare a convivere con questa minaccia. Si tratta di una voce importante e una sua intervista, che riprendiamo in questo articolo, è stata rilasciata a Radio Corona Blues dove è possibile ascoltarla per intero. Giulio Tarro, giusto per comprendere l’autorevolezza delle sue analisi, è da considerarsi uno dei più importanti virologi al mondo: è stato allievo di Albert Sabin, colui che isolò il vibrione del colera ai tempi dell’epidemia di Napoli, nel 2015 è stato candidato al Nobel per Medicina e nel 2018 ha ricevuto un premio negli USA come “miglior virologo dell’anno”.

Perché il vaccino contro il Coronavirus potrebbe essere inutile

È inutile forse ripeterlo, ma l’attesa per un vaccino che preservi dal Coronavirus è sempre più alta: Giulio Tarro ritiene, però, che potrebbe rivelarsi inutile “se esiste ad esempio la variante cinese e padana del virus” in quanto “sarà complicato averne uno che funzioni in entrambi i casi esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto”. Inoltre, occorre analizzare la storia delle ultime pandemie: né per quanto concerne la Sars né per la sindrome respiratoria del Medio Oriente è stato realizzato un vaccino, e si è preferito invece lavorare a partire dagli anticorpi sviluppati dai soggetti che sono effettivamente guariti.  Giulio Tarro è ottimista: l’influenza spagnola è stata molto più devastante, facendo più morti della Prima Guerra Mondiale, e la sfida contro il Coronavirus potrà essere vinta perché verranno trovati sistemi innovativi di difesa contro agenti patogeni che “emergono o facciamo venir fuori noi”.

Il virologo si dice convinto che occorre iniziare a riaprire il paese, utilizzando tutti gli strumenti che si posseggono per difendere la popolazione più a rischio.

Perché la mortalità del Coronavirus in Italia è così alta?

Uno dei grandi problemi dell’epidemia da Coronavirus in Italia è l’alta mortalità registrata, che oramai supera il 10%, al fronte di dati molto più bassi nella maggior parte dei paesi. Le ipotesi in campo sono molte, ma si possono ridurre a due o a una confluenza tra le due: la prima riguarda il numero basso di tamponi, per cui non si hanno i reali dati sull’incidenza della mortalità, in quanto molti potrebbero essere portatori sani, asintomatici o con pochissimi sintomi – molti potrebbero averlo già contratto ed essere guariti, senza saperlo; la seconda riguarda, invece, i tagli che sono stati fatti alla sanità negli ultimi due decenni, per cui l’alta mortalità si spiegherebbe anche con il fatto che molti malati non possono essere curati e, di fatto, stanno morendo a casa.

L’opinione di Giulio Tarro è che, con un numero più elevato di tamponi, probabilmente il livello di mortalità del Coronavirus, nel nostro paese, non sarebbe troppo diverso da quello che si nota in altri paesi. Va sottolineato inoltre, secondo il virologo, anche il fatto che il Covid-19 mostra la sua letalità più alta, quasi esclusiva, nei soggetti che presentano già un quadro clinico compromesso da una o più patologie gravi. Infine, anche Giulio Tarro sottolinea come “Noi abbiamo pagato soprattutto i tagli ai finanziamenti con la conseguenza di meno posti letto nei reparti di terapia intensiva”.

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