Ci sarebbero delle prove (sempre più crescenti) secondo le quali i fattori climatici influenzerebbero l’evoluzione dell’attuale epidemia Covid-19. Questo è quanto dichiarano gli studi coordinati dal professore Micheal Ward della Sydney School of Veterinary Science in collaborazione con la Fudan University di Shanghai pubblicati poi sulla rivista Transboundary and Emerging Diseases, qui di seguito l’abstract.

Ecco dunque cosa comunica il nuovo studio eseguito con particolare attenzione al periodo estivo ed autunnale dell’emisfero meridionale.

La relazione tra i fattori climatici ed i casi di Covid-19

Due nuovi studi sulla diffusione del Coronavirus arrivano dall’Australia, paese ubicato nell’emisfero boreale dove le stagioni sono opposte alle nostre.

Secondo l’analisi eseguita, l’aria calda ed asciutta aumenterebbe il rischio di contagio da Covid-19 rispetto all’aria umida. Come tutti sanno il virus si diffonde da individuo ad individuo mediante goccioline quando le persone contagiate starnutiscono o tossiscono. A differenza che nell’aria umida, però, in quella secca tali goccioline si contraggono trasformandosi in aerosol che può penetrare ancora più a fondo nel tratto respiratorio.

Lo studio è stato condotto, come detto, a Sidney dove l’epidemia è esplosa in piena estate (a febbraio 2020) crescendo a ritmo esponenziale. Si è notato, però, che quando l’aria si è fatta più umida anche l’andamento dell’epidemia è calato pur tenendo conto dei diversi lockdown.

Nel dettaglio una diminuzione dell’umidità dell’1% potrebbe far aumentare i casi del 7-8% per cui (dato che lo studio non ha trovato alcuna relazione tra i casi e la temperatura, tra le precipitazioni e la velocità del vento) risulta essere proprio quest’ultima uno dei fattori chiave per la trasmissione del virus. Proprio per questo Ward conferma che è necessario indossare la mascherina non soltanto per impedire che vi sia la fuoriuscita di aerosol da parte di soggetti infetti ma anche per impedire che soggetti non infetti vengano infettati.

Clima fattore di diffusione del Covid-19

L’epidemiologo della Sydney School of Veterinary Science sottolinea inoltre che i casi di Covid-19 utilizzati nello studio si sono verificati sopratutto durante la stagione autunnale nell’emisfero meridionale mentre la maggior parte dei casi dell’emisfero settentrionale sono stati segnalati durante la stagione primaverile e invernale. Nonostante tali stagioni siano diametralmente opposte, la relazione tra umidità e casi osservati nell’autunno australiano è coerente a quella osservata nell’inverno cinese.

In combinazione con le prove degli studi nell’emisfero settentrionale sembrerebbe quindi che l’influenza dell’umidità incida sul Covid19: il virus, infatti, avrebbe dei picchi in periodi di minore umidità.

Potrebbe interessarti: Posti poco affollati da vedere dopo il coronavirus: spiagge e borghi più belli

[email protected]