Dopo le segnalazioni delle settimane scorse, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un allarme ufficiale per quanto concerne la possibile correlazione nei bambini tra il Coronavirus e una non meglio ancora identificata ‘sindrome infiammatoria multisistemica’.

Si tratta di una patologia che può colpire più organi (per questo ‘multisistemica’) e che è stata osservata in un discreto numero di bambini e adolescenti, sia in Europa che negli USA, e che potrebbe essere collegata al Covid-19.

La sindrome infiammatoria nei bambini e la possibile connessione con il Coronavirus: cosa ne sappiamo

La patologia che è stata riscontrata in una serie di casi in Europa e negli Usa, e che ha portato molti bambini a un ricovero in terapia intensiva e in due casi alla morte, presenta delle caratteristiche affini alla sindrome di Kawasaki, ma non sembra essere effettivamente quella malattia.

Per questo motivo, l’OMS ha lanciato un’allerta e ha predisposto la necessità di approfondimenti adeguati per comprendere le caratteristiche di questa patologia che sembra mostrarsi come ‘nuova’: l’Organizzazione parla soprattutto di una necessità urgente di raccolta dati che descrivano le condizioni cliniche e l’epidemiologia, e che soprattutto chiariscano i motivi per cui sembra diffondersi soltanto in Europa e Nord America (il problema potrebbe essere il non riconoscimento della sindrome in altre aree del pianeta) .

Questa nuova sindrome avrebbe già colpito circa 230 bambini e adolescenti in Europa: l’ipotesi iniziale è che possa essere connessa al Covid-19, dal momento che si è rilevata una sierologia positiva in un numero alto di casi.

Si tratta di una malattia che ha caratteristiche acute e gravi e che può interessare più organi (come mostra la sintomatologia che riportiamo) e condurre alla morte. I sintomi sono i seguenti:

  1. Febbre alta per più di tre giorni
  2. Almeno due condizioni tra le seguenti: 1) congiuntivite, infiammazione orale, infiammazioni su mani e piedi; 2) shock o ipotensione; 3) disfunzioni a carico del cuore; 4) coagulopatia; 5) problemi a carattere gastrointestinale acuti
  3. Elevati marcatori di infiammazione
  4. Assenza di altre cause a livello microbico (dunque assenza di sepsi, streptococco, staffilococco)
  5. Test sierologici positivi o prossimità con pazienti affetti di Covid-19

Le caratteristiche sono anomale: secondo l’Ecdc, il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie, si tratterebbe di un misto di sindrome di Kawasaki e shock tossico.

Insomma, la definizione patologica sembra essere particolarmente complessa.

La correlazione tra la sindrome e il Coronavirus è ancora da accertare

Il Presidente della Società Italiana di Pediatria, Alberto Villani, le cui parole sono riportate da Repubblica, sembra essere più prudente. Invita infatti ad evitare ogni forma di allarmismo esasperato perché i numeri sono ancora molto bassi.

Si sottolinea comunque come si tratti di una situazione clinica nuova e che va monitorata ma anche che “non è dimostrato che ci sia un legame diretto tra questa sindrome e il Covid-19: tra i casi riportati solo alcuni sono infatti positivi al virus”.

Gli studi epidemiologici dell’Ecdc hanno dimostrato come bambini  e adolescenti (da 0 a 14 anni) rappresentino soltanto il 2,1% di casi accertati di Covid-19, anche se recentemente, in questi relativamente pochi casi, è stata osservata l’insorgenza di questa sindrome. Insomma, la connessione (rapporto di causa-effetto) non è stata ancora accertata, al momento si nota soltanto una possibile correlazione. Occorreranno raccolte dati e studi per comprendere meglio la situazione, così come ha richiesto l’OMS.

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