È stato pubblicato un manifesto sottoscritto da oltre mille esperti e attivisti che intende leggere la pandemia da Coronavirus come un’opportunità in vista di una ripresa economica, fondata su basi differenti, e che abbia al centro una società più giusta.

Il medico Michel Cardito ritiene che “il coronavirus è stato solo un acceleratore di un momento di crisi sistemica, che è ecologica, sociale, di giustizia globale e transgenerazionale”. Invece, però, di comprendere come l’ossessione per la produttività, con i conseguenti tagli alla sanità e alla spesa pubblica sia stata al centro dell’ecatombe, si torna a parlare soltanto di PIL e di aumento della produzione, “dimenticando di nuovo che la salute viene prima di tutto”.

Salute umana e salute del pianeta.

I cinque principi per la ripresa economica post- epidemia da Coronavirus

Il manifesto presenta cinque principi fondamentali, ispirati al movimento della “decrescita felice”, che potrebbero guidare la ripresa economica e traghettare il mondo verso una società più giusta, dal punto di vista sociale e soprattutto dal punto di vista ecologico:

  1. Mettere la vita al centro dei nostri sistemi economici. L’ossessione per la crescita economica è stata distruttrice delle vite individuali e della vita del pianeta, per cui occorre ripensare quali sono i settori strategici della produzione: abbandonare i combustibili fossili e mettere al centro le energie rinnovabili, l’agricoltura ecologica, la sanità e l’istruzione
  2. Rivalutare radicalmente quanto e quale lavoro è necessario per una buona vita per tutti. Il coronavirus ha mostrato chiaramente quali siano le tipologie di attività che occorrerebbe valorizzare, su tutte le attività di cura; occorre mettere in campo una transizione economica di tipo ecologico e umano, riducendo gli orari di lavoro e introducendo sistemi di condivisione del lavoro
  3. Organizzare la società intorno alla fornitura di beni e servizi essenziali.Occorre mettere al centro dell’economia una serie di bisogni primari umani: il diritto al cibo e all’abitazione, il diritto all’istruzione e alla cura – tutto questo è possibile effettuarlo mediante una definizione davvero democratica (con la partecipazione di tutti) di garanzie di servizi di base universali
  4. Democratizzare la società.
    Una partecipazione davvero democratica al processo decisionale significa mettere al centro i gruppi emarginati, coloro che sono le vittime del nostro sistema economico; significa inoltre limitare il potere delle corporazioni, delle multinazionali e, in generale, del settore finanziario mediante una forma di controllo popolare dal basso; significa poi de-finanzializzare e de-mercificare tutti i settori dell’economia che hanno al centro la vita delle persone: energia, cibo, abitazione, salute e istruzione; significa infine promuovere tutte le attività economiche sulla base della cooperazione e della solidarietà
  5. Basare i sistemi politici ed economici sul principio di solidarietà. Per solidarietà occorre intendere un meccanismo di giustizia che riguardi sia il rapporto con l’ambiente – la giustizia climatica – sia i rapporti tra i gruppi sociali all’interno di ogni paese, sia tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, sia infine tra le generazioni – quest’ultimo punto è centrale: che tipo di pianeta lasceremo ai nostri figli? Sarà ancora abitabile e vivibile?

È un progetto indubbiamente utopistico, ma rappresenta un orizzonte nonché una delle ultime possibili chiamate: il surriscaldamento globale, se non si cambia modello di sviluppo, raggiungerà un livello tale, che non ci potrà attendere altro che guerre sanguinose per l’accaparramento delle ultime risorse, e poi definitivamente la barbarie.

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