Ti sei accorto che il carrello della spesa è più ‘leggero’ e i prodotti che acquisti finiscono prima? Si chiama shrinkflation ed è una strategia di marketing ben conosciuta nell’ambiente, e si applica nei periodi di inflazione. Il meccanismo è semplice. Il consumatore, soprattutto in tempi di caro vita, è particolarmente attento ai prezzi, per cui l’azienda decide di lasciarlo identico o di farlo crescere di poco, ma di inserire meno prodotto nelle confezioni.

Un esempio tra tanti è dato da alcuni dei detersivi per piatti più conosciuti: il contenuto è passato da 1 litro a 900 ml, e il costo è addirittura salito, seppur di poco.

Semplificando al massimo, si spende circa il 25% in più.

La verità è che il consumatore è abituato ad acquistare un certo prodotto e difficilmente ne controlla il peso. Assoutenti ha stabilito che questo ‘trucco’ per non subire riduzione nei consumi e cali nei profitti ha letteralmente svuotato il carrello della spesa del 30%, costringendo gli utenti a spendere di più e a comprare più spesso.

Shrinkflation, strategia di marketing o pratica commerciale scorretta?

La difesa delle aziende è spesso superiore alla difesa dei consumatori. Questa è una regola che dovresti apprendere. Sì, perché la pratica della shrinkflation non è illegale, perché nessuno può impedire a un’azienda di decidere sui prezzi e le dimensioni dei prodotti che decide di mettere in vendita. Da molte parti, però, sono sorti dei dubbi sulla trasparenza. L’Antitrust ha smentito che sarebbe in atto un’istruttoria, ma nella persona di Giovanni Calabrò, direttore generale, ha sottolineato come questa pratica sia costantemente sotto monitoraggio, qualora dovesse violare il Codice del Consumo.

Le associazioni dei consumatori non ci stanno e cercano di fare informazione sul fenomeno. Antonella Borrometi di Altroconsumo ha spiegato a ilfattoquotidiano.it come l’obiettivo dell’associazione sia quello di sensibilizzare i cittadini e allertarli su questa pratica. Dal momento che il cambio di peso spesso non è evidente e comunque non è segnalato, il consiglio è quello di controllare il prezzo della merce al chilo o al litro.

La shirnkflation è difficile da combattere, perché le aziende tendono a mantenere la confezione identica, nelle dimensioni, riducendo però il prodotto all’interno. Un’altra strategia è quella di lanciare nuovi packaging, più attraenti e accattivanti ma più ‘leggeri’.

La psicologia dei consumatori

La shrinkflation sfrutta quella che viene studiata come psicologia dei consumatori. Il termine è stato coniato per indicare un fenomeno connesso all’inflazione. L’aumento dei prezzi porta a una riduzione del potere d’acquisto e così l’azienda produttrice si regola riducendo il peso delle confezioni, cercando di mantenere il prezzo identico o di poco superiore. Il consumatore, in questo modo, non percepirebbe immediatamente l’impoverimento in cui si trova. Il docente di marketing e comportamento dei consumatori dell’Università di Tecnologia del Queensland, in uno studio del 2020, ha spiegato come la shrinkflation sfrutti un innato pregiudizio cognitivo dei clienti. In un periodo di inflazione, le persone si concentrano sui prezzi e preferiscono pagare la medesima cifra per fare la spesa, anche se di fatto sta acquistando meno prodotto.

La ‘resistenza’ a questa pratica commerciale scorretta corre anche su TikTok, dove i consumatori si stanno organizzando con innumerevoli segnalazioni. Il nostro consiglio è di scorrere un po’ il social network per comprendere quanto sia ampio il fenomeno della shrinkflation. Con buona pace dei consumatori, che poco possono contro inflazione e simili strategie di marketing.

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