I salari si salvano dall’inflazione con l’adeguamento dei contratti e non con i bonus. Ferruccio De Bortoli spiega ciò al Corrieredellasera e aggiunge che è impossibile coprire totalmente i costi dell’inflazione. Intanto la situazione per i prossimi mesi non è positiva in quanto ci si attende non solo un nuovo aumento dei prezzi dei prodotti ma anche quello dei tassi di interesse. L’Istat comunica inoltre che le aspettative delle famiglie e delle imprese potrebbero subire un significativo peggioramento.

Inflazione alle stelle e continuerà a salire

L’Istat rivela che nei prossimi mesi proseguirà la crescita dell’inflazione per poi attenuarsi. Se il costo al rialzo delle materie prime diverrà più contenuto e si stabilizzerà anche quello del petrolio, allora nel 2023 l’inflazione potrebbe decelerare parzialmente. Il problema però è adesso in quanto l’aumento del costo della vita sta rosicchiando sempre di più i salari. E per questo motivo il dibattito sull’adeguamento di essi al caro vita si infiamma sempre di più.

L’aumento dei prezzi significa meno acquisti ed un rallentamento dell’economia. Per Ignazio Visco, governatore di Banca d’Italia, però, alzare i salari potrebbe non essere una buona soluzione. Il motivo è che si potrebbe innescare una spirale che “alimenta il caro-vita, coi prezzi che inseguono le retribuzioni e viceversa: meglio interventi temporanei”.
Intanto sono circa 7,7 milioni gli italiani che attendono il rinnovo del contratto collettivo sperando così in un una busta paga un poco più alta. Gli adeguamenti, però, tra cui l’ultimo siglato che riguarda il settore agricolo, avvengono su base di un indice Ipca. Quest’ultimo non tiene conto dei prezzi dei beni energetici importati per cui vista la situazione del momento, guerra e materie prime alle stelle, il risultato è che gli stipendi salgono meno del caro-vita (inflazione).

La richiesta dei sindacati

I sindacati chiedono al Governo di rivedere il meccanismo di adeguamento salari.

Gli industriali sono però contrari ed insistono sul taglio delle tasse che pesano sia sui lavoratori che sulle aziende. Mario Draghi ha promesso che ci saranno dei nuovi interventi ma ha anche aggiunto che allo stesso tempo bisognerà che le imprese paghino di più.
Per Ferruccio de Bortoli i bonus una tantum e il taglio del cuneo fiscale possono servire ma è sui contratti che si deve lavorare a fondo. A causa dell’inflazione, infatti, il paese diventa più povero e diseguale per cui ritoccare i salari è l’arma giusta. In primis quelli in scadenza ed in particolare quelli del commercio, artigianato e pubblico impiego. L’ipotesi sarebbe di un incremento di essi di un 3% annuo sui tre anni tenendo in considerazione le previsioni sull’inflazione.
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