Uno studio del Mercer Cfa Institute Global Pension Index 2022 ha analizzato i sistemi pensionistici di quarantaquattro paesi a livello globale e ha stilato una classifica di quelli con le migliori pensioni. Ovvero dei posti dove il sistema previdenziale funziona meglio. Quest’anno nell’analisi, ha spiegato l’Istituto, è stato aggiunto il Portogallo e si è potuto contare anche dei dati aggiornati dell’Ocse e delle stime dell’Onu 2022 sulla popolazione mondiale.

Intanto in Italia, i cittadini si lamentano che le pensioni sono sempre più basse.

E i nuovi coefficienti, stabiliti dal DM del 1° giugno del Ministero del Lavoro validi per il biennio 2021-2022, lo confermano. La retribuzione è infatti più bassa rispetto all’anno antecedente. Proprio per questo c’è un grande malcontento, soprattutto di chi, dopo una vita a lavorare, si ritrova una pensione, che non raggiunge nemmeno i 1000 euro. Un’ingiustizia tutta italiana, protestano in molti.

Il problema è che con il caro prezzi di questi ultimi tempi, arrivare alla fine del mese è diventata un’impresa davvero ardua. Anche solo 50 euro in più, quindi, fanno davvero comodo. Ora si attende di capire cosa deciderà il nuovo governo Meloni sulle pensioni.

Chi è in cima alla classifica?

In cima alla classifica dei paesi con le migliori pensioni ci sono l’Islanda, i Paesi Bassi e la Danimarca. L’indice di valutazione dei sistemi previdenziali dei diversi stati si basa su tre sotto-indici che sono la sostenibilità, l’integrità e l’adeguatezza. Essi consentono, poi, di valutare ogni sistema previdenziale sulla base di più di cinquanta indicatori.

Dall’analisi del Mercer emerge che quest’anno il capitolo speciale è dedicato ad approfondire le sfide e le opportunità del modello DC (piano a contribuzione definita). Quest’ultimo è sempre più utilizzato rispetto al DB che è il piano a prestazione definita che potrebbe andare in pensione.

L’Italia

L’analisi di Mercer, che ha stabilito quali sono i paesi dove ci sono le migliori pensioni, ha bocciato nuovamente l’Italia che si piazza al trentaduesimo posto con un punteggio totale di 55.7 su 100.

L’Islanda è invece prima con il punteggio di 84.7, l’Olanda è seconda con 84.6 e la Danimarca è terza con 82 punti su 100.

I criteri sui quali si basa la classifica sono l’adeguatezza ovvero il rapporto tra il reddito a fine lavoro e la pensione che si percepisce. Per questa categoria c’è anche una classifica specifica e non generale che vede ai primi tre posti l’Islanda, il Portogallo e i Paesi Bassi.

Il secondo parametro è la sostenibilità ovvero la capacità generale del sistema di sostenere i costi e in questo caso la classifica vede ai primi tre posti l’Islanda, la Danimarca e i Paesi Bassi.

Infine per il parametro integrità e quindi trasparenza, livello di fiducia verso il sistema e qualità, ai primi tre posti ci sono Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi.

Tornando al nostro paese, a incidere negativamente, è il parametro della sostenibilità che ha ottenuto una valutazione di 23.1 (penultimo posto classifica). Per adeguatezza l’Italia è al sedicesimo posto e per integrità al ventiquattresimo posto.

Nel rapporto si legge che il bel paese dovrebbe quindi fare di più per incentivare l’adesione a forme di previdenza complementare. E aggiunge “si dovrebbe continuare ad alzare l’età pensionabile se l’aspettativa di vita aumenta ed evitare che vi sia un’uscita anticipata dal mondo del lavoro”. Gli italiani, però, non sono d’accordo. Ritengono ingiusto, infatti, dover lavorare fino a 70 anni o oltre invece di godere del riposo meritato dopo tanti anni di duro lavoro.

[email protected]